Viviamo in un’epoca di distrazione perenne. Tu, io, il tuo vicino di casa, tuo cuggggino, il tuo professore, tutti.
Siamo tutti costantemente immersi in un flusso inarrestabile di informazioni, stimoli, feedback, intrattenimento che si mescolano tra loro trasformandosi in un groviglio digitale e analogico insieme da cui non siamo capaci di distaccarci.
I vantaggi di vivere in questo flusso sono incontestabili, ma il rischio è di perdere, alla lunga, la capacità di rimanere davvero concentrati su una sola cosa alla volta.
E allora succede che quando vuoi studiare, imparare qualsiasi cosa, o lavorare, rimanere davvero presente su quello che stai facendo diventa un’impresa. Fatichi a esprimere la capacità di focalizzazione, a sfruttare la tua mente al massimo della sua potenza su un unico punto per volta.
Non serve rinunciare alle comodità e alle conquiste dell’era dell’informazione per tornare a concentrarsi, non ti devi trasformare in un monaco votato all’astinenza digitale. Basta solo imparare, o re-imparare, come si fa.
In questo articolo ti spiegherò i 5 pilastri della concentrazione e ti insegnerò a prendere il controllo.
Prima di cominciare, se l’argomento ti interessa ti consiglio di recuperare Deep Work di Cal Newport, un inno alla capacità di focalizzazione e un libro bellissimo, è una delle fonti da cui ho pescato per scrivere questo articolo.
Altra cosa che voglio chiarire fin da subito: io sono contrario all’approccio “militaresco” alla concentrazione. Cosa voglio dire? Intendo dire che non credo affatto che la strada da seguire per riconquistare questa abilità sia quella di fare affidamento sulla forza di volontà, sulla costrizione o sulla disciplina.
Se bastasse “essere forti di carattere” per ottenere qualche buon risultato, il problema della distrazione non esisterebbe.
Invece io sono convinto che si debbano mettere in atto delle strategie, costruire delle abitudini, implementare degli atteggiamenti che, gradualmente ma in automatico ci portino a ritrovare la concentrazione. Il che non significa che si debba essere pigri o svogliati, ci sarà comunque bisogno di impegnarsi, ma che dovremo creare intorno a noi una struttura che ci renda attenti, piuttosto che sforzarci di esserlo.
I 5 punti che ti sto per elencare sono proprio questa struttura. Ho usato questo approccio per anni coi miei alunni, clienti, corsisti ecc, e ha sempre funzionato benissimo.
E ora bando alle ciance, via!
INTENZIONALITÀ
Questo è il primo prerequisito. Intenzionalità significa che ogni operazione che devi svolgere, ogni passaggio, ogni ragionamento, devono essere portati avanti con una diretta ed esplicita volontà di agire.
Sì, belle parole, ma che vuol dire nel concreto? Vuol dire tre cose:
- Devi allenarti a riconoscere esattamente quando è richiesta la tua focalizzazione e quando non lo è. Non c’è sempre bisogno di essere in modalità “deep work”, e non ha senso farlo se non è strettamente necessario. (Ah, piccolo, spoiler: quando studi è praticamente sempre necessario);
- Quando vuoi concentrarti davvero, focalizzarti, devi bandire gli automatismi. Le operazioni automatiche e inconsapevoli vanno benissimo per ottimizzare i tempi quando stiamo svolgendo compiti che non richiedono tutta la nostra concentrazione, ma quando hai individuato un compito davvero importante e complesso, lì devi andare un passetto per volta, senza correre, senza scorciatoie, senza dare nulla per scontato;
- Ti devi porre ad ogni step del percorso degli obiettivi precisi e concreti. La concentrazione è uno strumento di precisione, è un bisturi, e prima di prendere in mano un bisturi e metterti a squartare qualcuno devi sapere esattamente dove taglierai, quanto a fondo, perché ecc. Non ci si concentra “a caso”, ci si concentra sempre e solo con in mente uno o più obiettivi precisi. Meglio se te li scrivi questi obiettivi, prima di darci dentro, che non mi fido. Scrivi, scrivi.
RIMOZIONE DEGLI STIMOLI DISTRAENTI
Ecco, questo secondo punto richiama quello che scrivevo all’inizio sul non fidarsi della forza di volontà. Siamo progettati per accorgerci di quando subentrano stimoli nuovi nel nostro ambiente, non ci puoi fare niente, non c’è disciplina che tenga.
Se sei lì che studi sulla tua scrivania, tutto bello convinto, e il telefono in tasca vibra, non puoi evitare di distrarti. È impossibile. Puoi, con sforzo disumano, costringere te stesso a non guardare la notifica, a resistere alla tentazione, ma questo sforzo e la distrazione iniziale avranno già agito, facendoti uscire da quello stato di immersione, di “flow” come dicono gli americani, che si ottiene con la focalizzazione vera.
È per questo che devi prendere il controllo del tuo ambiente di lavoro o di studio o di qualsiasi altra cosa sia che richieda la tua piena attenzione, eliminando senza pietà ogni elemento potenzialmente distraente. Via tutto.
Vedila così, è come iniziare la dieta dimagrante e passare il proprio tempo in una stanza stracolma di tavolette di cioccolata al latte. (Se sei tra quelli che preferiscono la cioccolata fondente puoi pure chiudere qui, quella è la porta! Ciao eh, buona vita amara). In ogni caso, la tua dieta non avrà un gran successo.
Se invece tu la cioccolata non ce l’hai a casa, non la compri proprio anzi, la butti via, non ci sarà più nulla a distrarti dal tuo pollo e riso in bianco. Ci siamo capiti?
RINUNCIA AL MULTITASKING
Il multitasking è uno dei mali del nostro secolo, ne ho parlato a lungo in una live sul mio canale YouTube, finito qui vai a darci un’occhiata.
Il multitasking va benissimo quando parliamo di operazioni banali, quotidiane, ripetitive e automatizzate, ma è deleterio quando si parla invece di ragionamento, creatività, apprendimento, insomma operazioni cognitive di ordine superiore.
Oltretutto proprio Cal Newport parla nel suo libro di una cosa che si chiama attenzione residua: il concetto per il quale quando saltelli da un’operazione all’altra rimane una traccia inconscia nel tuo cervello dal compito che stavi svolgendo in precedenza. Non riesci quindi a esprimere tutto il tuo potenziale.
Fai una cosa alla volta e falla bene, che lo so che sembra il noioso e banale consiglio della mamma, ma è una rivelazione che cambierà drasticamente i tuoi risultati.
ATTIVITÀ
Questo forse è il punto più importante, o quantomeno il mio preferito: devi tenerti attivo, coinvolto in prima persona. In che modo? 3 consigli:
- Ricerca avidamente attività produttive in senso concreto, pratico, attività che ti facciano realizzare qualcosa davvero. È per questo che nel mio manuale gratuito di lettura efficace, “Leggere per sapere”, punto così tanto sui vari step della lettura, sull’analisi, sull’individuare le singole parole chiave (niente “lettura veloce“, che non funziona). È per questo che nel metodo di studio che insegno consiglio di realizzare schemi, di fare esercizi pratici, di ripassare con il testing ecc. Perché quando stai producendo qualcosa, quando il tuo coinvolgimento non si limita a fissare delle parole su un foglio o ad ascoltare qualcuno che parla mentre ti annoi, la tua naturale capacità di rimanere focalizzato aumenta. Più stai facendo, più rimarrai concentrato;
- Mantenere un approccio critico e di ricerca: domande, domande, domande. Porsi problemi e inseguire la soluzione, arrovellarsi, cercare di anticipare ciò che ci troveremo davanti, sollevare obiezioni e provare a risolverle, tutte attività che ti tengono sveglio e focalizzato, specialmente quando impari qualcosa. Non rimanere passivo, distante, non aspettare che arrivino da te le informazioni per “grazia divina”, vai a prendertele, investiga. E sì, sì, prima che tu lo dica… è più faticoso. Certo che lo è, la fatica è un elemento fondamentale della focalizzazione così come lo è del ragionamento e del pensiero critico. Molti “fuffa-guru” insegnano online che si può studiare senza fare fatica, passare gli esami in 7 giorni, ma in realtà un metodo di studio efficace richiede impegno, ricordalo sempre;
- Questo sembrerà strano ma… muoviti! In senso fisico eh, non motivazionale. Tieniti in movimento, controlla la tua postura e sistemala man mano che ti sciogli sulla sedia. Tieni in movimento il braccio per sottolineare, scrivere o disegnare, usa un antistress se necessario, sfrutta il più possibile i tuoi sensi, anche in modo simulato attraverso l’immaginazione e la visualizzazione. Più riuscirai a coinvolgere il resto del tuo corpo, oltre alla mente, e più sarà facile resistere alla distrazione. Con dei limiti, ovviamente: ti sconsiglio di studiare mentre contemporaneamente salti la corda su un piede solo.
CURA DELLO STATO PSICOFISICO
Lo abbiamo appena appurato: la focalizzazione è stancante, produce stress e necessita della migliore condizione di partenza possibile per essere messa in pratica.
Devi dormire tanto, bene, con costanza, come ti spiegavo già in questo articolo in cui parlo dell’importanza del sonno, devi fare pause frequenti dallo studio come ti spiegavo in quest’altro articolo, devi avere cura di te stesso, magari fare un po’ di attività fisica ogni tanto, che di certo non ti fa male, assicurarti un’alimentazione sensata, ecc.
Tutto questo in realtà è davvero il terreno fertile su cui far fiorire la tua capacità di concentrazione. Non sottovalutarlo: nessuna strategia funzionerà se sei perennemente uno zombie in deprivazione del sonno, o sei senza energie perché mangi troppo o troppo poco e male, o il tuo corpo è in una condizione pietosa.
E questo era l’ultimo, il quinto pilastro, ma c’è ancora un’altra cosa da dire: se vuoi migliorare nel tempo e consolidare questa tua rinnovata capacità di concentrazione, dovrai trasformarla in abitudine e creare una serie di rituali, di “trigger” se vuoi, che ti aiutino a evocarla in un’istante.
Il tema della costruzione delle abitudini è affascinante, e ne ho parlato in questo articolo, vai a recuperarlo subito quando abbiamo finito qui, che ti sarà utile.
Pianifica dei momenti fissi per il tuo “deep work” e impara un po’ alla volta a mantenere questo stato per periodi più lunghi di tempo. Procedi con calma, non avere fretta, e non arrenderti alle frustrazioni dei primi giorni, che sicuramente ti metteranno i bastoni fra le ruote all’inizio. È normale.