Una delle sensazioni più comuni che si sperimentano quando si inizia a studiare qualcosa di nuovo, specialmente con argomenti difficili o tecnici è quel senso di impotenza di fronte a una muraglia apparentemente invalicabile.
Ci scontriamo con una mole enorme di informazioni da acquisire, comprendere, rielaborare e mettere in pratica in vista di un esame, una verifica, un test, un concorso.
Ci sembra una muraglia impossibile da scalare, ma allo stesso tempo necessaria, obbligatoria, inevitabile e allora ci andiamo a sbattere, lottando inutilmente per inserire nella nostra mente il necessario per procedere.
La nostra mente fatica a gestire troppe informazioni nuove allo stesso tempo, ma esiste una strategia, una procedura, che può permetterci di superare l’ostacolo: fare a pezzi quella muraglia.
Si chiama chunking e in questo video scopriamo cos’è, come funziona e come applicarlo.
Ho già accennato al chunking in un altro mio articolo dedicato a come comprendere qualsiasi cosa, che ti consiglio comunque di recuperare perché potrebbe esserti molto utile, ma mi sono reso conto quasi subito dopo averlo caricato online che il chunking nello specifico avrebbe avuto bisogno di una spiegazione più dettagliata, un approfondimento. Ho rimandato un po’ ma questa volta ci siamo.
Oh, neanche a dirlo: l’ispirazione principale di questo mio articolo è il lavoro straordinario di Barbara Oakley, tutti i suoi libri, corsi, video, valgono la pena di essere recuperati, ne ho citato alcuni nel mio articolo dedicato ai libri sull’apprendimento. Bene, ora possiamo cominciare sul serio.
IL PROBLEMA DEL CERVELLO
Il tuo cervello ha un problema… Ma non solo il tuo, anche il mio e quello di tutti gli altri: la quantità di informazioni che riesce a gestire in parallelo è estremamente limitata. Ma tanto limitata, molto più di quello che pensi. Lo fa in un’area che viene spesso descritta in modo impreciso come “memoria a breve termine”. Sarebbe meglio chiamarla “memoria di lavoro” e si trova nella corteccia prefrontale, in pratica la parte davanti della tua capoccia.
Nel 1956 lo psicologo George Miller se ne viene fuori con un numero, un numero “magico” a detta sua: 7 più o meno 2, cioè dalle 5 alle 9 informazioni che la memoria di lavoro umana sarebbe in grado di gestire nello stesso momento.
Il paper di Miller è uno dei lavori di psicologia più citati di tutti i tempi e questo magico numero è diventato quasi parte della cultura pop. Da allora però sono passati più di 50 anni e la scienza è andata avanti, ritoccando al ribasso, purtroppo, la stima di Miller.
Si potrebbe discutere se sia utile o sensato dare un numero preciso alla capacità della memoria di lavoro di processare informazioni, ma queste sono questioni accademiche, restiamo sul concreto: fondamentalmente abbiamo poco spazio, nella memoria di lavoro ci stanno poche cose contemporaneamente. La mitica Barbara Oakley stabilisce quattro spazi, quattro slot riempibili. Prendiamo per buono questo numero, anche se si tratta di una semplificazione.
Bene. Quando questi 4 spazi sono pieni, se cerchiamo di inserire una nuova informazione, un nuovo stimolo da processare, la mente ha solo due alternative: sovrascrivere uno degli slot, eliminando quello che vi era contenuto, oppure spostare le informazioni contenute in quello slot nella memoria a lungo termine, facendo spazio.
In pratica, o butta via o mette in magazzino. Fin qui ci siamo?
Questo è il motivo per cui quando ci buttiamo a capofitto su un nuovo argomento super complesso non siamo in grado di gestirlo. È come mettere in mano a un giocoliere inesperto 8 palline. Fino a 4 magari le sa gestire, poi gli cascano.
E qui entra in gioco il chunking.
COS’È QUINDI IL CHUNKING
Di fatto, chunking significa spezzare l’enorme quantità di informazioni che vogliamo padroneggiare e accorparla in gruppetti compatti, compressi, facilmente accessibili.
Ti vedo, sei confuso. Facciamo un esempio semplice. Ora mi invento un finto numero di telefono
8334756248
È un numero di dieci cifre, estremamente complicato da ricordare, perché se proviamo a inserire le dieci cifre nei nostri 4 slot di memoria non ci stiamo. Mettiamo l’8, poi il 3, poi il 3, poi il 4 e poi, arrivati al 7, ci tocca ripartire e sovrascrivere.
Ma se invece spezzettiamo e raggruppiamo il numero in
833 – 475 – 62 – 48 Improvvisamente le cose cambiano. Un paio di ripetizioni e ce l’abbiamo, diventa estremamente più facile utilizzarlo, capirlo e memorizzarlo, spostarlo nella nostra memoria a lungo termine.
Cosa è successo? Abbiamo applicato il chunking e trasformato quelle che prima erano considerate dalla mente dieci informazioni separate, un numero per volta, in pacchetti di due o 3 numeri accorpati tra loro.
Altro esempio semplice da capire: quando impariamo per la prima volta a guidare la macchina è quasi impossibile gestire ogni singola funzione del mezzo. C’è da tenere d’occhio la strada, c’è il cambio, ci sono tre pedali, c’è il volante da sterzare, la pulsantiera, il maledetto gruppo di ciclisti della domenica tutti uno di fianco all’altro che occupano tre quarti della carreggiata mannaggia-a-loro-e-al tour-de-France.
E infatti, all’inizio continuiamo a fare degli errori e proviamo un fastidio insormontabile se qualcuno ci parla, se c’è la radio accesa e via discorrendo.
Pian piano cominciamo a separare le diverse operazioni da svolgere e a raggrupparle. I piedi si occupano dei pedali, le mani gestiscono volante e cambio, gli occhi tengono d’occhio la strada. E miglioriamo, dopo qualche mese di guida il tutto diventa un unico, grosso chunk: guidare, ed ecco che siamo in grado anche di parlare, ascoltare la radio, e fare tutte quelle altre cose che non dovremmo fare mentre stiamo guidando perché sono pericolosissime, ma che facciamo lo stesso. Dopo anni di pratica diventa qualcosa di addirittura inconsapevole, guidiamo senza avere coscienza precisa di cosa stiamo facendo, abbiamo automatizzato completamente il processo.
Questo trucchetto funziona a tutti i livelli, dalla sequenza di numeri al comprendere un concetto filosofico o la risoluzione di un problema di matematica, all’imparare un passo di danza a come usare un nuovo software a parlare una lingua straniera.
Estremizzando, potremmo dire che l’intero processo di apprendimento e i chunk che si formano, come pezzi di un grande puzzle tenuti insieme da una logica comune, a livello neurologico sono come reti di neuroni che imparano a sparare i loro segnali bioelettrici insieme, all’unisono, come in un meraviglioso balletto coordinato. Oggi mi sento poetico.
Tutto bello, tutto giusto, ma come facciamo ad applicarlo nello studio?
STEP
Gli step sono 5, più uno preliminare, e hanno diverse correlazioni con tutte le varie metodologie di studio efficace di cui parlo tutti i giorni e che spiego nei miei corsi, i veri fan hardcore di ADC riconosceranno molti di questi principi nel mio ormai leggendario PACRAR, perché nel metodo di studio che insegno ho fatto in modo che fossero incorporati e portati avanti in automatico.
E a proposito, se vuoi fare un salto di qualità nello studio smettila di tergiversare ed entra in Sistema ADC, il mio corso e community. Ne vale la pena!
Con questo articolo vorrei che tu prendessi coscienza di questi step e cominciassi a individuarli nel tuo stesso metodo di studio e applicarli deliberatamente, intenzionalmente, consciamente, e un sacco di altri inutili avverbi in -mente.
- STEP ZERO: la condizione di partenza, è la focalizzazione. Se la tua mente non è sgombra e non sei al 100% pronto a riempirla con le nuove informazioni e a sfruttarne la potenza per creare nuovi chunk, stai partendo con entrambe le mani legati dietro la schiena. Senza focalizzazione, non esiste chunking. Ho scritto un articolo proprio su come prendere il controllo della concentrazione, obbligatorio andare a leggerlo appena abbiamo finito qui.
- STEP UNO: devi farti un’idea generale del contesto, per coglierne i punti fondamentali di riferimento, la cornice del puzzle, l’atmosfera. Nella lettura questo si concretizza nel dare un’occhiata a immagini, paragrafi e titoli prima della lettura vera e propria e nello scorrere rapidamente il testo prima di scendere nel dettaglio. Non ho modo di spiegartelo qui brevemente, ma se vuoi saperne di più scarica il mio manuale completamente gratuito sulla lettura efficace. Se devi imparare a suonare significa ascoltare la musica e coglierne il ritmo e il tono. Se devi risolvere un problema di matematica scorrere qualche esercizio o esempio operativo già svolto. Se devi imparare una tecnica di arti marziali guardare il maestro che la esegue alla perfezione… insomma, ci siamo capiti: ti soffermi sull’aspetto generale, creando una cornice, un framework di riferimento, senza dannarti troppo sui dettagli specifici e senza preoccuparti della memorizzazione;
- A questo punto c’è lo spezzettamento: stabilisci dei micro-obiettivi, dividi il compito enorme e complesso in passaggi più piccoli digeribili uno alla volta e li affronti in modo metodico. Uno dopo l’altro, passando al successivo solo ed esclusivamente quando sei certissimo di essertene impadronito. Non ti preoccupi ancora di legare insieme le varie parti, sei ossessionato solo dal fatto di saper eseguire quella micro-parte alla perfezione. Tornando alla matematica è un singolo passaggio del metodo di risoluzione, in filosofia una singola argomentazione del discorso, nelle arti marziali il movimento di una singola parte del corpo. L’ordine in cui ti consiglio di affrontare questi microstep è quello logico e progressivo nel caso di materie sequenziali, come la matematica ad esempio, o di importanza e “dimensione” nel caso di materie più concettuali o globali: la tesi centrale di un autore o la posizione del busto nella danza.
- Al terzo passaggio le cose cominciano ad andare al loro posto. Hai consolidato le singole parti e ora devi cominciare a ragionare sul filo conduttore, su ciò che le unisce, sul percorso logico, temporale o di continuità che fa fluire da uno step a quello successivo. Cominci a lavorare sulla fluidità di esecuzione, e sull’unire i chunk più piccoli in chunk sempre più grandi. Non procedi più un passetto alla volta nella tua risoluzione del problema ma magari due alla volta, poi tre e così via.
- Lo step 4 continua ad alternarsi in realtà sia con lo step 3 che con il 2, ed è la pratica attiva attraverso il testing e il recall. Senza leggere, senza aiuti, provi a richiamare gli step e le informazioni e ti metti alla prova. Fai esercizi, simulazioni, diventando sempre più fluido nelle varie parti, consolidando quello che hai imparato, senza perdere tempo in ripetizioni passive che non creano vera competenza.
- Infine, lo step 5 è quello in cui, una volta che i pezzi sono tutti andati al loro posto, inserisci il tutto in un contesto, in un quadro di riferimento, rielabori, personalizzi, unisci ciò che hai imparato alla rete delle tue conoscenze pregresse. Capisci non solo il “come” devi applicare un certo principio, ma anche “quando”, “perché” e in relazione a quali altri elementi. In matematica significa svolgere esercizi misti in cui i nuovi principi sono insieme a principi precedenti, in storia significa inserire il popolo che stavi studiando in un contesto più ampio, in musica significa improvvisare o ibridare i generi e via così.
Ogni materia, ogni argomento avrà un modo differente di attraversare questi 5 step del chunking, ma la struttura rimarrà sempre la stessa.
RISULTATI
Quali saranno i risultati di questo processo? Bè, su un piano prettamente psicologico comincerai a vedere la grande muraglia del problema che ti stava di fronte per quello che è realmente: un insieme di mattoni da affrontare uno per volta, e ridurrai il carico di stress e il senso di impotenza;
A livello di comprensione potrai permetterti di scendere più in profondità in ogni micro-step e quando poi emergerà il quadro complessivo la tua padronanza dell’argomento sarà a un livello del tutto differente.
A livello creativo sarai in grado di sfruttare i tuoi chunk e i vari principi che hai imparato in modo originale, combinandoli e modificandoli a piacimento.
A livello di competenza saprai svolgere davvero le operazioni che hai imparato, non rimarrai solo sulla teoria ma sarai in grado di fare. Fare davvero.
E infine, a livello di test, beh, prendere buoni voti in esami, interrogazioni, superare un concorso… sarà molto, molto più facile.
Questo è il chunking, gli esempi che si possono fare di questo principio sono infiniti, in ogni campo o disciplina, ora voglio sentire da te se hai riconosciuto questi principi nel tuo modo di imparare o di studiare, nelle tecniche che io insegno, se hai esempi o aneddoti in cui, procedendo così, hai ottenuto risultati ottimi o, al contrario, non approfittando di questo principio ti sei ritrovato in enorme difficoltà.
Ci rileggiamo al prossimo articolo!