La frustrazione, quello stato mentale in cui finiamo quando siamo bloccati nello studio, non riusciamo ad ottenere un risultato che vogliamo o qualcosa a cui aspiriamo. Nella vita di chi studia, purtroppo, la frustrazione è troppo spesso una compagna quotidiana e sono sicuro che almeno una volta nella vita sarà capitato di provarla anche a te. Io mi ricordo bene come ci si sente.
Stai studiando qualcosa, ti stai impegnando, stai facendo fatica, ma il risultato non arriva. Ti senti come il proverbiale criceto nella ruota, non avanzi, non riesci a impadronirti della materia né a percepire alcun progresso. Ti muovi, ma sei fermo.
A volte non siamo nemmeno consapevoli del nostro blocco, ci sembra di essere solo molto lenti con gli esami o non essere particolarmente in forma in questa sessione, ma dobbiamo cercare di capire il prima possibile se è un problema momentaneo oppure no, per correre ai ripari.
In questo articolo scopriamo da dove arriva la frustrazione dello studio, perché così tanti studenti la sperimentano ogni giorno e, soprattutto, come fare per eradicarla una volta per tutte.
Prima di buttarci a capofitto nell’argomento è bene che ti faccia presente che qualsiasi stato psicologico negativo che diventi grave o costante va trattato con cura, rivolgendosi a psicologi e terapeuti esperti e professionali. La salute mentale è una cosa seria.
Per questa ragione abbiamo elaborato Studente Strategico, il primo corso per superare il blocco dello studente, in collaborazione con il Dott. Alessandro Bartoletti, psicologo, clinico, saggista e docente esperto della psicologia dello studente.
COSA SI INTENDE PER FRUSTRAZIONE
Per quanto riguarda lo studio, la frustrazione generalmente prende la forma della sensazione di non riuscire a procedere col programma di un esame o col percorso di studi in generale. Ci si sente risucchiati, schiacciati in una routine che non porta a nulla, dalla quale non riusciamo a staccarci.
Gli elementi che possono portare a questa situazione sono molti, ma riconducibili tutti a 5 macro-categorie… vediamole tutte.
MANCANZA DI UN PIANO
Questa è la prima, e anche quella che ti farà meno piacere sentire, ma dammi un minuto e leggi attentamente. A nessuno piace sentirsi dire che è disorganizzato, che deve strutturare le proprie giornate ecc, ma è esattamente quello che devi fare. Devi pianificare le giornate nel modo migliore possibile.
Navigare senza un’idea precisa della rotta da seguire è difficile e, per l’appunto, frustrante. Una volta in mare aperto, dove non vedi più terra da nessuna parte, è un attimo sentirsi perduti.
Hai bisogno di 3 cose per uscirne:
- Un piano dettagliato che copra tutto il tuo percorso di apprendimento, da quando apri la prima volta il libro a quando ti siedi di fronte all’insegnante che ti dovrà valutare. Devi sapere in ogni momento cosa devi fare, quando lo devi fare, quanto a lungo. Devi sapere quanto studiare e come farlo.
- Uno strumento di pianificazione che gestisca le tue giornate e le tue settimane. Io lo chiamo Masterplan: una tabella dove organizzi ora per ora tutto ciò che devi fare, compreso il tempo libero. Sì, mi hai sentito bene. Compreso il tempo libero, solo così potrai avere contemporaneamente il pieno controllo del tuo tempo e rimanere flessibile abbastanza da adattarti agli inevitabili imprevisti.
- Degli obiettivi concreti ad ogni step del percorso. Ora per ora, giorno per giorno, settimana per settimana. Questo non solo ti aiuterà a tenere traccia del tuo progresso, eliminando quella sensazione di spaesamento data dal non sapere quanto manca alla fine, ma fungerà anche da stimolo e strumento di soddisfazione. Ogni volta che raggiungerai uno degli obiettivi, piccolo o grande che sia, sarai spinto a passare al successivo.
Una volta che avrai assimilato questi tre concetti, il primo passo per la sconfitta della frustrazione sarà completato.
MANCANZA DI METODO
Quando non si possiede un vero metodo di studio efficace si finisce per ripetere in un loop infinito sempre le stesse operazioni. Leggo e ripeto, leggo e ripeto, leggo e rileggo, scrivo e riscrivo, se non è alienante e frustrante questo, non so cos’altro lo sia.
Inoltre, a questo si aggiunge anche la frustrazione di essere consapevoli di questa situazione. Un socratico “sapere di non sapere come studiare“, che ti porta all’insoddisfazione e alla convinzione di non essere in grado di stare al passo con lo studio.
Ma qui non è una questione di talento, è una questione di tecnica. La soluzione a questo problema è diretta: imparare a studiare nel modo corretto.
Devi possedere un metodo che sia non soltanto efficace ed efficiente, che funzioni insomma, ma anche vario e attivo, che ti metta costantemente di fronte a nuovi compiti da svolgere, nuovi stimoli, nuove sfide.
Un metodo step-by-step che si assicuri che tu possa veramente imparare in modo eccellente senza neanche toccare di striscio la frustrazione.
Trovi, sul mio canale YouTube, sul mio Instagram e qui sul blog letteralmente centinaia di video e articoli su come studiare efficacemente, ma se vuoi fare il salto di qualità definitivo e trasformare il tuo metodo di studio per sempre c’è il mio corso sul metodo di studio, Sistema ADC, adatto a qualsiasi percorso di studi, in grado di garantirti risultati concreti.
Cambiando metodo di studio, usando il miglior metodo di studio in commercio, il secondo step sarà completato.
STRESS ACCUMULATO
Questo è il terzo grande fattore che porta alla frustrazione cronica. Lo stress peggiora tutto, è un male silenzioso che si origina in mille modi diversi e contribuisce a far andare ogni cosa in malora.
Ci saranno sicuramente altri molto più esperti di me in questo campo, io ti voglio dare 4 consigli per combattere lo stress nello studio:
- Prenditi delle pause frequenti mentre studi, tieni un po’ di tempo libero per la tua vita privata, la vita sociale, le tue passioni. Almeno un giorno di completo stacco alla settimana e, se possibile, un paio di giorni di pausa dopo un esame. Non è sempre facile e non è sempre possibile, ma devi provarci. Se la tua intera vita si trasforma in un’infinita rincorsa allo studio lo stress si accumulerà inevitabilmente;
- Prediligi lo spacing, cioè l’apprendimento distribuito nel tempo, al cramming, cioè l’accumulo dello studio a ridosso dell’esame. E qui si torna al primo punto, la pianificazione, già sai cosa penso;
- Dormi tanto, bene e in modo regolare. Smettila di sacrificare le notti per studiare e assicurati le tue ore di sonno, tra le 7 e 30 e le 9 ore ogni santo giorno, cercando il più possibile di rispettare le tue preferenze naturali di orario e mantenendo una struttura più possibile costante nel tempo. In questo articolo trovi tutto quello che devi sapere sul sonno;
- Cura anche lo stato fisico: fai sport, cerca di non mangiare costantemente come un animale affamato di fast food, mantieni una postura corretta mentre studi, tutti accorgimenti da poco ma che, sul lungo periodo, fanno la differenza.
A questo proposito, ho dedicato molta attenzione al tema del benessere psicologico e, grazie a un prezioso consiglio del Dottor Alessandro Bartoletti, ho scoperto il libro “Perché alle zebre non viene l’ulcera?”.
L’autore è Robert Sapolsky, professore di biologia e neurologia all’università di Stanford nonché ricercatore associato all’Istituto di ricerca sui primati del Museo Nazionale del Kenya. Insomma, Robert è uno che ne sa, questo è certo: il curriculum di pubblicazioni, gli incarichi e i titoli accademici parlano chiaro.
Nel 1994 pubblica la prima edizione di questo libro, la seconda esce nel ’98 e l’ultima, più completa e aggiornata, è del 2018.
“Perché alle zebre non viene l’ulcera?” non è un libretto superficiale, sia chiaro. Qui dentro c’è tutto. Tutto quello che vi serve sapere sullo stress e anche di più. Molto di più.
Si parte da cosa sia lo stress e come funzioni, si passa a descriverne gli elementi fisiologici, lo si mette in relazione con tutte le possibili conseguenze negative, si arriva poi a come contrastarlo e gestirlo.
Sono talmente tante le cose che vorrei raccontare su questo libro che non so in che ordine andare; ho deciso di scegliere solo 2 concetti da inserire in questo articolo che mi sembrano fondamentali, il resto lo scoprirai leggendo.
- Come funziona effettivamente lo stress. Robert ci spiega che lo stress, di per sé, è una cosa buona: è la risposta della nostra mente e del nostro corpo a una situazione emergenziale, alla presenza di una crisi di qualche tipo. Ci corre dietro un cane? Lo stress si attiva per rendere più efficiente la gestione dell’energia e dei muscoli per scappare e difenderci. Ci ritroviamo senza cibo e acqua? Lo stress ci rende più resistenti alla fame e alla sete.
Il problema è che gli esseri umani (e pochissimi altri mammiferi), oltre alle crisi fisiche, possono anche sperimentare crisi psicologiche e sociali, eventi stressanti che stanno tutti dentro la nostra testa.
La domanda che si pone Sapolsky è: “quanti ippopotami si preoccupano dell’affitto da pagare a fine mese o dell’esame da superare?” La risposta è: nessuno, finché l’ippopotamo se ne sta nel suo fiume, ha la pancia piena e nessuno gli rompe le scatole è tranquillo. Zero stress.
L’essere umano no, grazie alla sua intelligenza può creare crisi stressanti e anche laddove non siano presenti fisicamente, può anticiparle, prevederle, preoccuparsene. E se queste crisi sono costanti e mantenute nel tempo, ecco che quella che dovrebbe essere una reazione momentanea di risposta si cronicizza e quelle risposte che erano fondamentali per sopravvivere si rivoltano contro di noi.
Un esempio? Lo stress può accelerare il battito cardiaco, la pressione sanguigna e il ritmo respiratorio. Idea eccellente se dobbiamo combattere con un predatore. Ma se siamo a letto a fissare il soffitto pensando all’esame che sosterremo fra un mese e ci roviniamo il sonno, questo può distruggerci.
Lo stress può fare economia di risorse bloccando alcune funzioni corporali non fondamentali nel “qui e ora” di una crisi, come la digestione, gli stimoli riproduttivi, l’efficienza del sistema immunitario. E questo va benissimo quando devi risparmiare energie in una carestia, ad esempio.
Ma se ci succede per anni perché al lavoro il capo è uno stronzo o a scuola siamo bombardati di interrogazioni, ecco cominciamo ad avere disturbi alimentari, a perdere la carica sessuale, ad ammalarci più di frequente.
Ovviamente è tutto più complicato di così, ma in sostanza lo stress è questo: una risposta adattiva della mente e del corpo che dovrebbe limitarsi a episodi di crisi sporadici e momentanei e che invece, grazie alla nostra capacità di faci seghe mentali e all’impostazione che abbiamo dato alla nostra società, diventa costante fino a fare più danni del motivo stesso che lo ha scatenato.
E quando lo ho capito, leggendo, mi si è aperto un mondo.
- La seconda idea che vi lascio è il rapporto tra lo stress e la memoria. Ancora una volta, quando lo stress è al suo posto, è sorprendente scoprire che aumenta e potenzia la memoria.
La giusta quantità di stress, al momento giusto, ci permette di ricordare meglio, più a lungo, di essere più attenti e focalizzati, di essere più acuti, con i sensi di un predatore, di performare meglio agli esami.
Ecco perché lo studio dell’ultimo momento, in piena follia ansiogena pre-esame, sembra essere efficace… perché lo è!
Ovviamente lo spacing è migliore per il ricordo a lungo termine, ma di questo abbiamo parlato tante volte.
Ma che succede quando questo stress è troppo intenso e prolungato nel tempo, quando sistematicamente ci ritroviamo a studiare sempre pochi giorni prima dell’esame? Ovviamente, si cronicizza e ancora una volta porta al risultato opposto: la disgregazione del sistema di apprendimento, l’abbassamento delle risorse cognitive, arriviamo addirittura all’incapacità di trasformare ricordi a breve termine in ricordi a lungo termine.
In pratica: studiare stressati porta a non ricordarsi le cose, a non consolidare nulla, a capire meno, a fare più errori, a ragionare più lentamente.
Alla faccia del “prepara tutti gli esami in 7 giorni”.
Basta, non vado oltre ma questo libro non dovete perdervelo, perché è pieno di perle di scienza. Passiamo al prossimo punto.
DIFFICOLTÀ CON LA MATERIA
Ogni tanto si incontrano materie davvero ostiche, la cui difficoltà contribuisce attivamente alla frustrazione generale.
La prima cosa da fare in questo caso è assicurarsi di stare mettendo in campo tutte le corrette strategie di comprensione dell’argomento. Ho scritto un articolo proprio sul tema della comprensione, vai a recuperarlo, appena abbiamo finito qui.
Soprattutto se la materia è complessa mi raccomando: assicurati di non perdere nemmeno una lezione e di produrre appunti correttamente, e anche qui, se non sai come farlo, c’è Sistema ADC che… va bene, va bene, lo sai già.
E poi confrontati. Non c’è niente di peggio che essere bloccati su un argomento e decidere che la soluzione è chiudersi nella propria cameretta, aspettando che cambi qualcosa. No, vai e confrontati con altri studenti, fai domande, svolgi esercizi in gruppo, chiedi a chi l’esame lo ha già passato, vai a parlare col professore, chiedi chiarimenti specifici, cerca online spiegazioni, approfondimenti e divulgazione su quel tema.
Se tutto questo non dovesse bastare molto probabilmente c’è una qualche lacuna nelle tue basi, forse ciò che stai studiando risulta troppo avanzato, perché hai perso dei pezzi in precedenza. Analizza per bene cosa potrebbe essere e inizia a recuperarlo!
RISULTATI NEGATIVI
Infine, il quinto elemento che contribuisce alla frustrazione e che dobbiamo affrontare sono i risultati negativi.
È inutile che ce la raccontiamo: quando i voti sono pessimi, quando dobbiamo ripetere un esame più volte o falliamo a un concorso, bello non è.
E siccome, specialmente all’università, ma anche a scuola, quando qualcosa va storto dobbiamo per forza tornarci sopra per recuperare o rifare da capo quella stessa prova, ecco che ancora una volta si innesca il meccanismo del “mi muovo ma rimango fermo”.
Ora, partiamo dalla constatazione banale che l’unica cosa che possiamo controllare è la nostra preparazione, è su quella che dovremo concentrare i nostri sforzi. Non sul voto, che è la conseguenza ma non il fine dello studio.
Tuttavia, ricordati anche che l’esame è una performance specifica, spesso anche legata alla nostra capacità di comunicare, NON una valutazione sulla tua persona. Va preso allo stesso modo di una gara atletica: preparazione massima, competitività massima, ma in caso di sconfitta si torna alla preparazione, cercando di imparare dagli errori e costruire un nuovo piano.
Curando questi 5 aspetti: pianificazione, metodo di studio efficace, riduzione dello stress, superamento delle difficoltà specifiche della materia e gestione dei voti negativi, combatterai la frustrazione colpo su colpo, fino a bandirla per sempre dalla tua esperienza di studio e apprendimento.