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Come costruire il metodo di studio perfetto

Bene, bene, bene, io lo so qua che cosa sta succedendo… succede che il tempo passa, che il canale YouTube, Instagram e Facebook crescono, nuove persone arrivano e si ritrovano in uno spazio, il nostro, con un migliaio di video o articoli da guardare e non sanno da dove cominciare.

Succede, poi, che di gente che parla di metodo di studio in giro, spesso a sproposito, ce n’è tanta, sempre di più, le proposte si moltiplicano e la confusione cresce. Nascono corsi su “come studiare senza studiare”, “come studiare 88 pagine in un minuto”, e le assurdità più disparate…

E allora è venuto il momento di ritornare ai fondamentali e ritornare a parlare chiarissimo per darvi una direzione precisa e univoca.

L’era della cialtroneria è finita da un pezzo, anche se alcuni sembrano non accorgersene. L’unico modo per ottenere ciò che volete dall’università, dalla scuola, da un concorso, dalla formazione è studiare davvero e sapere davvero.

E voi avete bisogno di un metodo di studio efficace, scientifico, sequenziale e organizzato che vi assicuri dei risultati inequivocabili di preparazione, conoscenza e competenza.

Avete bisogno del P.A.C.R.A.R. e di qualcuno che ve lo insegni.

E per i veterani, invece, un ripassino non fa mai male.

E allora, oggi ho deciso che riparleremo proprio di questo: di come funzioni il metodo di studio… definitivo!

Ah, a proposito, prima di cominciare voglio chiarirvi bene una cosa: i metodi di studio non si inventano.

Eh, no. I metodi di studio, di apprendimento, i principi, le tecniche, le metodologie si scoprono, si verificano e si validano ed è il compito delle scienze cognitive farlo, con esperimenti, pubblicazioni, studi, ricerca vera e scientifica, non opinioni da bar.

Il compito di un insegnante, di un divulgatore, di qualcuno che abbia a cuore i vostri risultati è quello di prendere ciò che la scienza ci dice, riordinarlo, portarlo nella pratica quotidiana di uno studente, a qualunque livello sia, e poi lavorare sodo per comunicarlo, insegnarlo, trasmetterlo e farlo applicare e mantenere nel modo migliore possibile.

Nel tempo ho anche imparato a capire come si ottengono risultati concreti nello studio, grazie alla lettura di un manuale di psicologia dell’apprendimento e dell’istruzione (scritto da Lucia Mason). Mentre leggevo ho trovato, in un capitolo dedicato al metodo di studio, dei riferimenti alle CONDIZIONI DI EFFICACIA per l’insegnamento di una nuova strategia, riportate da Cornoldi, De Beni e Gruppo MT in riferimento agli studi di Schneider e Pressley. Leggendo ho capito subito che erano ciò che stavo cercando: un vademecum per assicurarsi che i miei allievi apprendessero con successo il mio metodo. Da allora, sono la mia guida nell’insegnamento.

Eccole:

1) Va data una spiegazione dettagliata. Un metodo va illustrato in profondità, non semplicemente buttato lì a caso. Bisogna spiegare perché è giusto applicarlo e come funziona nei minimi dettagli;

2) Bisogna fare esempi che servano da modello per l’esecuzione. Esempi concreti, vicini alla persona che dovrà fruire del metodo;
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3) Bisogna sollecitare commenti e riflessioni personali, ma anche modifiche: chi impara deve essere partecipe di quello che sta apprendendo, non subirlo;

4) Va sottolineato l’elemento di controllo che quella strategia presuppone. Bisogna far capire alle persone che, attraverso quel metodo, saranno loro a prendere in mano il controllo dello studio;

5) Vanno rinforzati gli usi appropriati della strategia;

6) Bisogna invitare gli studenti a monitorare costantemente i propri progressi e auto-valutarsi;

7) Bisogna confrontare in modo oggettivo le prestazioni ottenute applicando la metodologia nuova con quelle ottenute in precedenza, senza tale strategia, in modo da marcare il progresso ottenuto;

8) Si deve stimolare gli studenti a creare generalizzazioni su usi ed effetti della strategia;

9)​​​​​​​​​​​ Si deve insegnare la strategia mostrandone l’efficacia e la modalità di applicazione in aree disciplinari differenti, sottolineandone la flessibilità d’utilizzo.

Ho creato il mio Sistema ADC tenendo ben presenti questi principi: è il primo corso sul metodo di studio adatto a qualsiasi percorso di studi, in grado di garantirvi risultati concreti.. Se non ci credete andate a verificare di persona, anche dalle recensioni su Trustpilot!

Molto bene, torniamo a bomba al P.A.C.R.A.R.: è un acronimo didattico, che riassume le sei fasi del metodo di studio definitivo. Le 6 fasi vanno portate avanti nell’ordine in cui le indico.

Ognuna di queste fasi sarà poi declinata in modo diverso a seconda di ciò che stiamo imparando, della materia, dell’argomento, delle preferenze individuali e verrà concretizzata in metodologie differenti.

  1.  Pianificazione
  2.  Acquisizione
  3.  Comprensione
  4.  Rielaborazione
  5.  Applicazione
  6.  Ricordo

Ormai è diventato un mantra.

Vediamole una per una.

PIANIFICAZIONE

Il punto di partenza è sempre la P di Pianificazione, c’è poco da fare. Di fatto, la pianificazione non è ancora vero e proprio studio, quantomeno non a livello cognitivo, ma possiamo dire che precede lo studio, e ne garantisce il successo.

Sì, perché potete essere gli studenti più talentuosi, intelligenti, motivati e tecnici del mondo, ma se non avete un’organizzazione strutturata delle vostre giornate, di come gestire la preparazione e tutto il resto, fallireteMiseramente.

La fase di pianificazione comprende tutta la gestione del tempo, dei cicli di studio e pause, la stesura di un vero e proprio piano di apprendimento, l’organizzazione delle giornate (e io qui consiglio sempre la tecnica del Master Plan), l’analisi, raccolta e selezione dei materiali e delle fonti, la preparazione degli strumenti che userete, il bilanciamento dei principi di spacing e cramming, il rapporto tra lo studio e il seguire le lezioni, le fasi preparatorie.

Conclusasi la pianificazione, assicuratisi tutti gli elementi per poter scendere davvero in battaglia, si può iniziare il vero percorso di studio. Partendo da…

ACQUISIZIONE

…l’acquisizione, per l’appunto, che è il primo momento di contatto con le informazioni che vogliamo imparare, di qualunque genere siano.

Il focus in questa fase deve essere orientato sul porre basi solide, sull’essere attenti e focalizzati, sul selezionare le informazioni importanti, preparare il terreno per una comprensione vera e profonda, sul non perdere nemmeno un dettaglio.

Non è importante invece in questa fase impuntarsi sulla memoria. Non è ancora il momento di incavolarsi se non vi ricordate tutto, siete appena all’inizio.

Fanno parte della fase di acquisizione due momenti specifici: la lettura efficace, di cui vi ho parlato infinite volte, e per la quale vi consiglio di recuperate il mio manuale gratuito Leggere per sapere e la creazione di appunti, che di fatto costituisce il fluidificante del metodo di studio e facilita tutte le altre fasi. Alla faccia delle sbobine o degli appunti comprati già fatti dagli altri!

COMPRENSIONE

Subito dopo l’acquisizione, anzi, ad essere onesti, contemporaneamente alla fase di acquisizione (le tengo separate solo per spiegarle meglio), si svolge la seconda fase, il primo punto di svolta nello studio: la comprensione.

Mentre si legge, si ascolta e si osserva si devono già mettere in moto le giuste strategie di comprensione e la comprensione stessa è il primo grande obiettivo di studio, il fondamento su cui potrete costruire un ricordo stabile nel tempo che vi faccia prendere 30 all’esame ma soprattutto vi resti anche dopo.

Non cadete nel clamoroso errore di dare priorità al ricordarsi le cose invece che al capirle. La velocità nello studio è proprio quella di comprendere il prima possibile a fondo quello che state assimilando. Nemmeno qui la memoria è richiesta.

Che succede se saltiamo la fase di comprensione? Facciamo la figura dei fessi, ecco cosa, e rendiamo inutilmente faticoso tutto il resto del processo, oltre a rendere molto più probabile il fallimento.

Se avete compreso bene, memorizzare poi sarà uno scherzo. Il contrario, purtroppo non è altrettanto vero.

È in questa fase che si innestano metodi di sintesi e selezione come l’individuazione di parole chiave e, se necessario, strategie di potenziamento della comprensione come la famosa tecnica di Feynman.

Terminato di comprendere, siamo al punto in cui possediamo le informazioni di cui abbiamo bisogno, sono state acquisite dal nostro cervello, messe in ordine, chiarite. E si può procedere.

RIELABORAZIONE

E qui si innesta la rielaborazione, la fase centrale del metodo di studio, una delle mie preferite, è il momento in cui trasformiamo le informazioni e le rendiamo davvero nostre, producendo qualcosa di nuovo, inserendo l’elemento creativo, prendendo delle decisioni, sfruttando il meccanismo del dual coding, e il potere della sintesi.

Lo strumento numero uno della rielaborazione è lo schema, e proprio qualche settimana fa è uscito un mio articolo in cui ribadivo perché gli schemi fossero utili, a cosa servano, a cosa non servano e come funzionino, andate a recuperarlo!

APPLICAZIONE

Dopo la rielaborazione si entra nel reame dell’applicazione, del testing, forse la fase più importante dello studio perché è qui che si costruisce finalmente la conoscenza, qui sì che entra in gioco la memoria, aiutata dalla pratica e dai principi di recupero attivo.

Il modo migliore di consolidare quanto imparato è mettersi alla prova, sforzarsi, sfidarsi. Senza fatica, sforzo, impegno concreto, non c’è studio, lo abbiamo già detto. 

Il testing prende la forma di quiz, esercizi, test, simulazioni e va a sostituire completamente la necessità di riletture, ri-schematizzazioni, riscritture, ripetizioni, ri…rincoglionimenti.

Il testing è una colonna portante totale, è qui che forgiamo lo studio, rendendolo davvero inattaccabile.

RICORDO

Infine, nella fase di ricordo, due sono gli obiettivi: mantenere quanto imparato finora e aggiungere i dettagli tecnici.

Del mantenimento si occuperanno i ripassi programmati, portati avanti in diverse modalità e tempistiche, mentre dei dettagli tecnici si occuperanno le tecniche di memoria.

A margine, l’ho detto mille volte ma qui sembra sempre che la cosa non venga capita: non si memorizzano le mappe, non si memorizzano gli schemi, non si memorizzano le banche dati, non si “palazza” l’esame, non si imparano a memoria le domande… le tecniche di memoria si usano solo ed esclusivamente per dettagli tecnici specifici, sequenze, numeri, formule, vocaboli, nomi complessi, strutture, elenchi… A proposito, Mnemonica è il primo corso sulle tecniche di memoria con il campione del mondo di memoria Andrea Muzii e il grande Vanni De Luca.

Comunque, senza quest’ultima fase di ricordo si finisce per perdere tutto il lavoro fatto o si resta preparati solo in generale, senza mai entrare nello specifico.

QUINDI?

Insomma, prima si pianifica, ci si organizza, si selezionano e gestiscono le fonti, si struttura un Master Plan e degli obiettivi chiari e definiti.

Dopodiché, si passa alla creazione di appunti quando si frequentano le lezioni e alla lettura efficace delle fonti scritte, portando avanti acquisizione e comprensione.

Poi si passa alla costruzione dello schema e alla rielaborazione profonda.

Arriva il momento del testing, della pratica, della costruzione del ricordo.

E poi si ripassa e si mantiene quel ricordo e lo si arricchisce con i dettagli tecnici memorizzati con le mnemotecniche.

Intorno a tutto questo, si procede con costante automonitoraggio, autovalutazione, adattamento all’esame o al contesto specifico e meccanismi di metacognizione vari, che vi racconto ormai da tanti anni con i miei video e articoli.

Questo è il metodo di studio definitivo.

MA DEVO FARE PROPRIO TUTTE LE FASI?

Se saltate la pianificazione procedete alla cieca, e il risultato sarà casuale, se saltate l’acquisizione beh, significa che neanche avete aperto il libro né frequentato una lezione, quindi lo studio non inizia nemmeno.

Se saltate la comprensione rimanete dei pappagalli, e invece che il 30 all’esame al massimo vi trovate a lisciarvi le piume colorate su un ramo!

Se manca la rielaborazione rimanete superficiali, non avrete studiato davvero: non saprete aggiungere il vostro punto di vista, non possederete davvero quanto fatto, non sarete in grado di fare collegamenti originali, e inoltre ricordare sarà più difficile e più lento.

Se saltate l’applicazione sarete costretti alla ripetizione ossessiva e magari farete i sapientoni, che poi però di fronte a una domanda concreta a bruciapelo o a un esercizio crollano miseramente.

Infine, se saltate il ricordo, dimenticherete quanto imparato o non imparerete mai gli elementi tecnici.

E quindi sì, è così che funziona, se volete studiare in modo efficiente, qualitativo, sicuro, sostenibile, eccellente, non soltanto dovete conoscere queste fasi e le dovete mettere in pratica, ma ne dovete conquistare e dominare ogni singolo aspetto, ogni singola tecnica e minuzia, ogni singola ruota dell’ingranaggio. Devono diventare una seconda natura.

Sembra complesso? È perché lo è! Lo studio non è una passeggiata, ma del resto questo lo vedete anche voi ogni giorno.

Chi spera di cavarsela con due trucchetti è destinato a schiantarsi, la fatica fa parte del gioco ma questo non deve spaventare.

Sì, sarà faticoso e sì, sarà complesso cambiare metodo di studio, ma si può fare, si può fare assolutamente e non è neanche un processo particolarmente lungo, se avete una buona guida. Ogni giorno lo fanno tante e tante persone, io ne ho seguite personalmente migliaia. Siete nel posto giusto, non vi demoralizzate e non vi buttate giù.

Ed entrate nel castello di Sistema ADC, la Fortezza dello studio, dove per ognuno di questi temi troverete video, esempi, casi studio, approfondimenti, esercizi, allegati e una community che vi supporterà passo dopo passo.

A prescindere da tutto, avete voi il controllo, la capacità di prendere in mano il vostro studio seguendo il P.A.C.R.A.R. e trasformare per sempre i vostri risultati.

Non ci sono segreti, non ci sono trucchi, non ci sono scorciatoie. C’è solo scienzatecnicaimpegno… e studio.

Adesso fatemi sapere che cosa ne pensate, sarò più che felice di rispondere, come sempre!

Alessandro de Concini
Alessandro de Concini

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