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Le 5 peggiori bufale sullo studio

Balle, bufale, miti, falsità, pseudoscienze, promesse troppo belle per essere vere: infestano il mondo in ogni settore e su ogni argomento. Sì, anche sul metodo di studio.

Se posso, io cerco sempre di presentare un punto di vista costruttivo nei miei articoli, di insegnare qualcosa di utile, pratico ed efficace, ma qualche volta bisogna anche sgombrare il campo dalle stupidaggini e fare un po’ di chiarezza.

E allora in questo articolo parliamo delle 5 più grosse balle del mondo dello studio, e di come starne alla larga.

TEMPO FISSO PER QUALUNQUE ESAME

Questa ho deciso di metterla per prima perché raggiunge un livello di assurdità fuori scala… c’è chi propone metodi di studio a tempo fisso, a prescindere dall’esame, a prescindere dal programma, a prescindere dalle conoscenze pregresse o da se hai frequentato o meno.

Una settimana, 4 giorni, quello che è: un tempo sempre uguale per prepararsi a qualsiasi prova. 

Devo davvero spiegarvi perché non ha senso? Sul serio? Eh vabbè.

Io devo ancora capire come un esame composto da 300 pagine e un paio di slide possa essere preparato nello stesso tempo di un mattone da 15 crediti con migliaia di pagine. Come è possibile? Siete seri?

E come è possibile assegnare tempi standard a priori alla comprensione, all’esercizio, all’apprendimento stesso. Di fatto significa sputare sul funzionamento del cervello e cercare di convincere la gente che il contenuto dello studio non conta nulla, che tutto quello che conta a questo punto è cavarsela agli esami, magari aiutati da una botta di culo o qualche furbata.

Questo atteggiamento punta dritto verso il burrone del fuoricorso, della bocciatura agli esami e dell’insoddisfazione.

Stronzate che si schiantano contro il muro della realtà.

LETTURA VELOCE

Il classico dei classici: la lettura veloce nelle sue mille varianti, tecniche, proposte. Non mi dilungherò perché ci ho già fatto un articolo estremamente approfondito dove spiego punto per punto perché lo speed reading sia pseudoscientifico e inutile nello studio, quindi recuperate quello se vi interessa.

Qui voglio fare un discorso un pelo più generale sul concetto stesso di velocità. Si può diventare più veloci nello studio? Sì, e anche parecchio. Tutte le fasi del metodo di studio possono essere ottimizzate e rese più rapide.

Si può studiare in una frazione di tempo, preparare esami in un paio di giorni, schioccare le dita e imparare 3000 pagine in un giorno? No, non si può.

Lo studio di qualità richiede tempo, non solo per essere svolto, ma anche e soprattutto per essere consolidato. È il solito concetto dello spacing, anche di questo ne ho parlato altre volte.

Studiare troppo lentamente è sbagliato, ma studiare di fretta lo è anche di più. Ci vogliono i giusti tempi, non ci si può girare intorno.

Smettiamola di cercare le scorciatoie per fregare il sistema, è il modo migliore per finire in mezzo al niente dove non prende Google Maps e l’unica cosa che vedi intorno a te sono campi di grano, nebbia, maiali e mucche e non ci sono cartelli e non sai più come tornare a casa e ti viene solo da piangere e maledire quella volta che sei uscito dalla tangenziale. Mi capita ogni volta che cerco di andare a Castelfranco Veneto.

I 3 STILI DI APPRENDIMENTO SENSORIALI

Con l’arrivo dell’ormai famosa (o famigerata) PNL decenni fa, ha sempre più preso piede l’idea suggestiva che esistano tre principali canali sensoriali di apprendimento: visivo, auditivo, cinestesico (o cinestetico), e che ogni persona, pur possedendoli tutti e tre, appartenga a una delle 3 categorie in modo più marcato.

Questo canale preferenziale avrebbe influssi sulla velocità con cui parliamo, sul modo in cui gesticoliamo e, soprattutto, su come impariamo.

Ed ecco che nascono esercizi specifici per individuare il proprio canale di appartenenza, programmi particolari per studiare in modo diverso ecc. Peccato che non ci sia nulla di scientifico, e che i 3 stili di apprendimento sensoriali non esistano, quantomeno non in questi termini.

Lo spiega meglio di quanto mai potrei farlo io questa scienziata in un TED Talk bellissimo che non potete perdervi.

Esistono diversi stili cognitivi, di ragionamento, di pensiero, diversi modi di essere, diversi modi di utilizzare la nostra intelligenza e anche diversi modi di imparare, che differiscono in base alla personalità, ai gusti, alla materia che stiamo imparando, all’abitudine, alla struttura della nostra mente…

Ma sono decisamente più complessi e meno netti di 3 categorie in cui dividere tutto il genere umano. Finiamola con le semplificazioni pseudoscientifiche e impariamo a riconoscere la complessità

TECNICHE DI MEMORIA

Fermo fermo fermo, lo so cosa stai pensando: “ehi adc, anche tu insegni le tecniche di memoria come parte del metodo di studio, ti stai forse auto-denunciando?”

Nah, niente di tutto questo, le mnemotecniche esistono da millenni, funzionano e sono anche utili, la balla che le circonda però in relazione allo studio riguarda il modo in cui vengono applicate.

Si è diffusa quest’idea ridicola per la quale si studia con le tecniche di memoria, la si usa per memorizzare decine e decine di parole chiave direttamente dai propri schemi o mappe, si inseriscono nel palazzo della memoria esami interi e via così.

Boiate. Le tecniche di memoria sono strumenti precisi con lo scopo di memorizzare dettagli tecnici e sequenze. Stop.

Usare le mnemotecniche per memorizzare nomi e dettagli anatomici per un esame di anatomia? Benissimo! Articoli di codice a giurisprudenza? Perfetto. Date storiche? Eccellente. Formule matematiche e fisiche? Puoi scommetterci. Poesie da declamare ad alta voce sulle scale dell’università vestiti in cosplay di Dante Alighieri? Io eviterei, ma si può fare.

Studiare un intero esame con solo le tecniche di memoria? Memorizzare schemi su schemi? Usarle per sostituire il ripasso? Non scherziamo. A proposito, Mnemonica è il primo corso sulle tecniche di memoria con il campione del mondo di memoria Andrea Muzii e il grande Vanni De Luca.

NON ESISTONO METODI EFFICACI

Ci sarebbero molte, molte altre cacchiate di cui discutere, ma voglio chiudere con questa, la quinta, che è la balla opposta, ovvero che i metodi efficaci di studio non esistano, che siamo tutti diversi, che ognuno ha il suo metodo di studio e quindi è del tutto inutile cercare di imparare nuove metodologie.

Ecco, questo è altrettanto falso e pseudoscientifico: non c’è alcun dubbio che ci siano differenze individuali tra di noi: differenze di gusto, di stile cognitivo, di atteggiamento, di carattere, di abitudini, di necessità, che si riversano in ogni aspetto della nostra vita, compreso lo studio…

Il punto è che, però, quando si tratta di operazioni cognitive e funzioni biologiche, siamo molto più simili gli uni dagli altri di quanto non siamo diversi. La struttura del nostro cervello, plasmata dall’evoluzione per selezione naturale, è la stessa. In generale quindi, al livello delle basi, ciò che funziona per me funzionerà anche per te e per chiunque altro, semplicemente perché è così che siamo fatti.

Di fatto le differenze si manifestano al livello dei dettagli, delle scelte stilistiche, di come adattare quegli stessi principi al nostro contesto specifico e al nostro modo di ragionare

principi fondamentali del processo di apprendimento, quei mattoni con cui costruire il castello del nostro metodo di studio, sono comuni, universali ed efficaci per tutti. Si parte dal consolidare quelli e poi, una volta diventati bravi, si fanno aggiustamenti e personalizzazioni.

È per questo che nei miei video, libri, articoli, corsi, io insegno proprio quei principi di base, scendo nel dettaglio mostrando anche le diverse varianti: per incoraggiare chi mi segue a padroneggiare il metodo di base come prima cosa e poi, quando si è efficienti, metterci del proprio, sperimentare, modificare. Ma non prima di aver capito come funziona.

Voglio farti un esempio, per chiarire definitivamente come la penso sull’argomento: è come se parlassimo di atletica leggera, diciamo di salto in alto.

È certamente vero che il corpo di ogni atleta è diverso e quindi lo stile di salto sarà diverso, così come l’allenamento prima della gara, personalizzato. Nessun dubbio. Ma il corpo umano è il corpo umano, il 90% del movimento che compiono gli atleti in gara è identico, si salta all’indietro (alla Fosbury) perché così si va più in alto. Tutti.

Quando si insegna ai principianti il salto in alto, quindi, prima di anche solo accennare alla personalizzazione ci si deve assicurare che siano capaci di saltare nel modo corretto, che conoscano la meccanica del gesto.

È sui dettagli che si personalizza, non nella struttura di base, per la quale esistono cose giuste e cose sbagliate. Nello studio vale la stessa cosa. Prima si impara come funziona un metodo realmente efficace, poi ci si può permettere di modificare le minuzie!

CONCLUSIONE

Eccola qua, questa era la mia lista delle 5 cacchiate più grosse che si sentono in giro sullo studio, ora aspetto di sentirele tue, quelle che hai sentito in giro o che ti ha raccontato qualcuno!

Alessandro de Concini
Alessandro de Concini

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