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Metacognizione: che cos’è e perché è fondamentale nello studio

Con metacognizione si indica un costrutto teorico utilizzato in ambito psicologico ed educativo. La metacognizione indica un tipo di autoriflessività sul fenomeno cognitivo, attuabile grazie alla possibilità di distanziarsi, auto-osservare e riflettere sui propri stati mentali”. Cit. Wikipedia.

Lasciamo da parte i paroloni per un secondo, in questo articolo cerchiamo di capire che cosa significhi davvero “metacognizione”, e perché sia così fondamentale per lo studio e l’apprendimento in generale, tanto che, se non la stai mettendo in pratica, probabilmente i tuoi risultati di studio sono… pietosi.

La metacognizione è il pensiero sul pensiero, il ragionamento del ragionamento, in pratica è quella riflessione che fai (o che dovresti fare) sul funzionamento stesso della tua mente e sui processi che essa sta mettendo in atto. Ha a che fare con la consapevolezza, con il controllo, con la scelta persino.

Nel campo dell’apprendimento, che è quello che ci interessa particolarmente, la metacognizione si concretizza in mille modi diversi e svolge un ruolo cruciale.

Applicare la metacognizione è la differenza che esiste tra uno studente passivo e inconsapevole, che studia così come gli viene, che non si pone grandi domande e si ritrova risultati mediocri ad essere generosi, e uno studente attivo, consapevole, che mette in atto strategie definite sulle quali ha totale padronanza. I risultati, in questo caso, sono sempre di ordine superiore.

L’argomento, neanche a dirlo, è complesso e se ne potrebbe parlare per ore. Per rendertelo più “digeribile”, ho messo insieme 7 punti fondamentali che devi conoscere e applicare per forza.

Ah, quasi dimenticavo: a fine articolo troverai un po’ di bibliografia interessante per approfondire il tema della metacognizione. In Italia si distinguono su questo argomento i lavori di Cesare Cornoldi e del gruppo MT, proprio qui di Padova, che ha messo a punto un questionario sul metodo di studio rivolto soprattutto agli studenti delle scuole, ponendo la metacognizione come uno degli elementi fondamentali di successo di un metodo di studio.

Ma ora basta perdere tempo, gettiamoci nella mischia:

METODO DI STUDIO

Partiamo con la questione più semplice e diretta: c’è una differenza abissale tra chi studia come ha sempre studiato, come gli viene o come gli è stato spiegato ma senza rifletterci su e chi ha una chiara visione d’insieme e poi applica volontariamente un metodo di studio, una strategia e delle tattiche.

È per questo motivo che, a prescindere dall’efficacia intrinseca di una tecnica o una metodologia, se non sai come applicarla, quando e soprattutto perché, difficilmente ti porterà a buoni risultati.

Che poi è un po’ quello che cerco di trasmettere attraverso il mio lavoro di insegnamento e divulgazione, soprattutto con Sistema ADC, il mio corso sul metodo di studio. Sarebbe stato parecchio più facile per me realizzare una guida semplice e lineare, dove ti dico punto per punto che cosa devi fare e via, tu obbedisci da bravo soldatino dello studio e tutto va bene. In dieci minuti abbiamo trasformato il metodo di studio di milioni di persone per sempre.

Ma non funzionerebbe.

Devi riflettere sui passaggi del tuo metodo di studio, su in che ordine applicarli, su come modificarli e adattarli, sul significato che ognuno di questi ha, sul suo ruolo nell’economia del processo di apprendimento.

Solo così sarai davvero il padrone del tuo metodo di studio, e non il suo servo.

SELEZIONE

La selezione è un’altra delle grandi aree della metacognizione. Scremare, scegliere, decidere che cosa imparare, come e quanto.

Non tutto è importante allo stesso modo, ci sono passaggi ridondanti o accessori, non tutto va imparato, ci sono concetti che possono essere lasciati al ragionamento senza richiedere memorizzazione… insomma, non tutto il materiale di studio può essere affrontato con gli stessi strumenti.

Pensa per un secondo a quegli studenti (e magari fai parte proprio di questa schiera) che sottolineano l’intero libro, o che sono ossessionati dal memorizzare qualsiasi cosa, comprese le note a piè di pagina, quelli che vanno in crisi perché non riescono a distinguere cosa sia importante e cosa no né a immaginarsi quali siano gli argomenti più probabili da trovare agli esami, che passano magari giorni o settimane a ripetere discorsetti a memoria.

Evidentemente, quegli studenti non stanno selezionando. Non ragionano a sufficienza su quello che stanno facendo e su come stanno affrontando il materiale di studio. Non ci sono dubbi: presto di ritroveranno tra le mani uno svantaggio enorme.

Il processo della lettura efficace che insegno, ad esempio, si basa proprio sul concetto di individuazione del contenuto informativo, cioè del cuore fondamentale di ciò che hai letto, che va individuato ed estratto dal testo. A questo proposito, potrebbe esserti molto utile il mio manuale gratuito di lettura efficace, Leggere per Sapere.

Se non scegli, se non selezioni, se non scremi, stai subendo passivamente le informazioni, non hai alcun controllo, non hai alcun appiglio.

AUTO-VALUTAZIONE

Sapersi auto-valutare in modo oggettivo, numerico, preciso ha vantaggi straordinari in termini di risultati.

Trasforma il ripasso in esercizi concreti, sfruttando il testing, e cerca di prevedere almeno in parte la tua performance futura. Solo così potrai acquisire sicurezza nei mezzi a tua disposizione e nelle tue conoscenze. Facendo attenzione, però, a non lasciarti ossessionare dai voti.

L’obiettivo dell’auto-valutazione dev’essere sempre la qualità e la profondità della tua preparazione.

MONITORAGGIO

Monitorare significa controllare costantemente il procedere del tuo processo di studio, valutare come stanno funzionando le varie strategie che stai applicando, verificando di seguire la pianificazione che hai realizzato, soppesando le prospettive per capire se ci sono aggiustamenti e modifiche da implementare.

Insomma, sei al tempo stesso il giocatore, l’allenatore e l’arbitro della partita, e guardi te stesso dall’alto mentre studi per controllare che tutto proceda come deve procedere. Sei sempre vigile e se le circostanze cambiano te ne accorgi prontamente, non lasci che tutto degeneri senza intervenire.

Se manca il monitoraggio si rischia tantissimo: di fronte a imprevisti o a ostacoli che non avevamo messo in conto, si diventa rigidi e si perde il contatto con la realtà dello studio.

RIELABORAZIONE

E su questo sfondiamo una porta aperta, se mi segui da un po’ sai che sono ossessionato dal concetto di rielaborazione.

In questo contesto significa riorganizzare le informazioni, trasformarle, concretizzarle, collegarle a conoscenze precedenti, creare esempi e metafore, ragionare criticamente su di esse invece che accettarle in modo passivo. Lavorare con ciò che si acquisisce, farlo nostro.

Strumenti utilissimi in questo passaggio sono gli schemi, che consentono di esprimere proprio le relazioni profonde tra le informazioni in forma sintetica e personale, ricca ma essenziale allo stesso tempo.

Gli studenti pappagallo insomma, quelli che si limitano a ripetere parola per parola quanto detto dall’insegnante, potranno fare contento qualche professore egomaniaco e incapace, ma mancano di metacognizione e, in definitiva, di conoscenza profonda.

CONCENTRAZIONE

Senza la capacità di focalizzarsi non esiste lo studio. Punto. Ma una parte fondamentale della concentrazione è proprio l’intenzionalità, la volontà esplicita di agire in un certo modo e di rimanere concentrati. Che non è altro che metacognizione, ovviamente.

Il tema della concentrazione è vasto, per questo ci ho dedicato un articolo a parte: recuperalo dopo che abbiamo finito qui.

PERSONALIZZAZIONE E ADATTAMENTO

Ultimi ma non ultimi, questi due concetti sono fondamentali per la metacognizione.

Sebbene la struttura di un metodo di studio efficace possa essere definita universale, il modo in cui poi tale struttura viene concretizzata è estremamente vario, deve esserlo, altrimenti ritorniamo a un’applicazione passiva o, peggio, a un’imposizione dall’alto.

Ovviamente per poter personalizzare il metodo di studio e adattarne gli strumenti alla propria personalità, al proprio modo di ragionare, ai propri gusti, al tipo di esame che affronteremo e al tipo di argomento che ci si trova di fronte, bisogna prima conoscere le basi del processo di apprendimento e avere un’idea chiara di che cosa funziona e cosa no, e perché.

Solo in questo modo diventa possibile cambiare strategie e tattiche, dando maggiore o minore rilevanza a certe aree del metodo a seconda dell’argomento, simulare l’esame per riprodurre il contesto in cui verremo valutati e aggiungere elementi e dettagli personali che rendano il tutto più efficace, efficiente e gradevole.

A mio avviso questa è l’abilità suprema di metacognizione, perché presuppone una padronanza e un controllo veramente notevoli del metodo di studio, ed è l’obiettivo finale a cui tendere quando si decide di occuparsi di apprendimento efficace.

Bene, abbiamo finito. Questi erano i 7 punti principali in cui si concretizza la metacognizione nel metodo di studio, ma forse sarebbe ancora meglio descriverla come un vero e proprio atteggiamento che permea tutto ciò che fa uno studente efficace.

Un’attitudine al ragionamento, alla criticità, all’intenzionalità, alla riflessione.

E lo so, lo so che qualche volta è più facile lasciarsi andare, mollare la presa e studiare in modo più inconsapevole e automatico, ma fidati di me: si tratta di un errore colossale che non vuoi commettere. Non se il tuo obiettivo, come il mio, è l’eccellenza.

UN PO’ DI BIBLIOGRAFIA PER APPROFONDIRE:

  • Albanese O, Doudin P.A., Martin D. (a cura di), Metacognizione ed educazione, Franco Angeli, Milano, 2011.
  • Atkinson, R.C.; Shiffrin, R.M. (1968). Chapter: Human memory: A proposed system and its control processes. In Spence, K.W.; Spence, J.T. The psychology of learning and motivation. New York: Academic Press. pp. 89–195.
  • Borkowski J.G., Muthukrishna N., Didattica metacognitiva. Come insegnare strategie efficaci di apprendimento, Erickson, Trento, 2011.
  • Cantoia M., Carrubba L., Colombo B., Apprendere con stile. Metacognizione e strategie cognitive, Carocci, Roma, 2004.
  • Cornoldi C., Metacognizione e apprendimento, il Mulino, Bologna,1995.
  • Cornoldi, C., De Beni, R., & Gruppo, M.T. (2001). Imparare a studiare 2. Trento: Erickson.
  • Cornoldi, C., Gruppo, M. T., & De Beni, R. (2015). Imparare a studiare: strategie, stili cognitivi, metacognizione e atteggiamenti nello studio. Trento: Erickson.
  • Flavell, J. H. (1976). Metacognitive aspects of problem solving. In L. B. Resnick (Ed.), The nature of intelligence (pp. 231–236). Hillsdale, NJ: Erlbaum.
  • Flavell, J. H. (1979). Metacognition and cognitive monitoring: A new area of cognitive–developmental inquiry. American psychologist, 34(10), 906-911.
  • Friso G., Palladino P., Cornoldi C., Avviamento alla metacognizione. Attività su «riflettere sulla mente», «la mente in azione», «controllare la mente» e «credere nella mente», Erickson, Trento, 2006.
  • Ianes D., Metacognizione e insegnamento, Erickson, Trento, 2001.
  • Metcalfe, J., & Shimamura, A. P. (1994). Metacognition: knowing about knowing. Cambridge, MA: MIT Press.
  • Pressley, M; Borkowski, J.G.; Schneider, W. (1987). “Cognitive strategies: Good strategy users coordinate metacognition and knowledge”. Annals of Child Development. 5.
  • Smeriglio F., Didattica metacognitiva e pedagogia dell’apprendimento, Samperi, Messina, 1997.
  • Valitutti G., La scuola del successo e la metacognizione, in http://educa.univpm.it/strategie/scusumet.html
Alessandro de Concini
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