Questa volta andiamo dritti al punto, pochi giri di parole, poche introduzioni, poche ciance: la ripetizione a discorsetto è un grande classico dello studio inefficace.
Colpisce soprattutto studenti in facoltà con molte materie discorsive, giurisprudenza in primis, ma vi sorprendereste di quanti ingegneri, biologi, medici, storici, chimici adottano questo sistema ogni giorno.
Voce alta, modalità pappagallo inserita… via che si va a declamare!
Oggi, in questo articolo, vi do 5 buoni motivi per non farlo… mai!
Partiamo dal capire cosa intendo esattamente con l’espressione “ripetere col discorsetto”: intendo tutte le varianti e sottovarianti del provare a ripetere ciò che abbiamo studiato, letto, ascoltato o scritto sui nostri riassunti (perché, purtroppo, chi fa i discorsetti spesso fa pure i riassunti), simulando una vera e propria declamazione.
Parlare ad alta voce provando a fare un discorso intero e coerente su tutto l’argomento.
Vale anche se partite con un accenno di testing, rispondendo a una domanda super generale e poi partite per la tangente.
Ho ripetuto tante volte che la simulazione, se ben dosata, trova il suo spazio in un metodo di studio efficace, insegno a sfruttarla anche in Sistema ADC, il mio videocorso completo sullo studio.
Ma in questo caso è proprio la modalità che è sbagliata.
Fatemi però mettere in chiaro una cosa: la ripetizione, portata avanti nel modo corretto, è comunque un passaggio importante nella nostra struttura d’apprendimento. Non possiamo evitarla, ma bisogna saperla fare bene. Se poi vi state chiedendo se tra le diverse modalità ci sia anche il ripetere a mente: sì, c’è anche quella. E in base alla mia esperienza posso dirvi che non c’è grande differenza tra il ripetere a voce alta o a mente quando si tratta di recuperare le informazioni. Sempre se fatte bene, entrambe le tecniche funzionano, e l’utilizzo dell’una o dell’altra dipende molto dai gusti e dalle preferenze personali.
È con la ripetizione che rendiamo solida la nostra preparazione, che ne individuiamo le lacune, che impariamo ad andare oltre alle semplici informazioni, che ci esercitiamo anche per i nostri esami. La ripetizione fornisce il tempo e il modo alla nostra mente di studiare davvero, di abituarsi alle nuove conoscenze, di adattarsi ad esse. Alla fine ripetere a voce alta focalizzandosi sull’esposizione può essere un’arma in più nella preparazione di un esame orale o di un’interrogazione.
Questo non significa, però, che siamo condannati a una sterile ripetizione passiva, fine a sé stessa, vuota. Al contrario, ripetere significa riutilizzare ciò che abbiamo depositato nella nostra mente, e questo si può fare in modi differenti, variando, sfruttando metodologie accattivanti che mitigano la noia e la frustrazione dei vecchi sistemi.
Si ripete tramite il testing, mettendosi alla prova con domande, risposte ed esercizi; si ripete rileggendo in modo attivo gli schemi che abbiamo realizzato; si ripete simulando il contesto d’esame; si ripete organizzando sedute di gruppo; si ripete visualizzando le informazioni; si ripete discutendo di quel tema, facendo una ricerca, indagando per trovare la risposta a ulteriori domande; si ripete creando collegamenti interdisciplinari…
Sta a noi, insomma, trasformare l’atto della ripetizione, rendendolo più rapido, vario e coinvolgente possibile, ed è proprio questo che un metodo di studio veramente serio e ben strutturato dovrà fare: non far pesare le ripetizioni, ma anzi, integrarle con tutto il resto delle attività in modo organico, sfruttandone appieno la potenzialità.
Premesso quindi che se proprio volete ripetere dovete saperlo fare in modo costruttivo, andiamo a vedere i buoni motivi per non fare mai il classico discorsetto a pappagallo.
IL TEMPO
Il primo, grosso motivo per non ripetere col discorsetto è proprio il tempo. Mi bombardate di domande su come velocizzare il vostro metodo di studio, ecco, ripetere col discorsetto ad alta voce è la pratica di ripasso più lenta in assoluto.
Così lenta, che mi fa sonno solo a pensarci.
La ripetizione a discorsetto è la morte dell’efficienza, puro e semplice.
Ma, potreste dire voi, se è una tecnica lenta ma quantomeno è efficace, può valerne la pena… ma purtroppo non è così.
L’INEFFICACIA DELL’AUTOVALUTAZIONE
Eh già, perché il discorsetto è pure inefficace. Il problema qui è triplice:
- Per prima cosa la ripetizione a discorsetto troppo troppo troppo spesso è mnemonica, puramente basata sul provare a ricostruire le frasi lette o ascoltate. Manca del tutto di rielaborazione, è passiva, ripetitiva, noiosa, pesante. A proposito, Mnemonica è il primo corso sulle tecniche di memoria con il campione del mondo di memoria Andrea Muzii e il grande Vanni De Luca.
- Non è quasi mai rappresentativa, in realtà, del contesto d’esame. Non è davvero una simulazione utile perché molto, molto raramente il professore o la professoressa vi daranno la possibilità di parlare a ruota libera per dieci minuti esponendo il tema. Sì, certo, qualche volta capita la domanda a piacere, ma è ben più comune ricevere domande più secche e dirette, anche magari inaspettate. E anche quando c’è la domanda aperta o generale o a piacere non si svolgerà in quel modo. Il vostro è un esercizio di stile vuoto.
- Non vi fa davvero capire precisamente se e quanto siete preparati sui singoli argomenti e sotto-argomenti. Non avete un riscontro preciso e oggettivo che vi dica se sapete rispondere a una domanda oppure no, non vi accorgete dei buchi che lasciate nella preparazione perché affidate tutto alla vostra capacità di mettere insieme un discorso a memoria. Non avete alcun beneficio in termini di sicurezza, motivo per cui il discorsetto raramente porta a dirsi “sì, sono preparato”, ma vi lascia in un perenne stato di ansia che vi porta a rifare il discorsetto. E poi rifate il discorsetto. E poi fate ancora una volta il discorsetto. E ancora, e ancora, e ancora, e ancora, senza mai davvero andare a individuare in modo chirurgico le vostre debolezze di preparazione e a colmarle con lo studio.
IL TROPPO FOCUS SULL’ESPOSIZIONE
E arriviamo dritti al terzo buon motivo per non fare i discorsetti: perché vi porta a mettere troppo focus, troppo sforzo, troppa concentrazione sull’esposizione, e troppo poco sulla comprensione e il ricordo.
Il punto è questo: sapersi esprimere, saper parlare bene, è senza dubbio un’abilità importante, fondamentale oserei dire, per gli esami orali, certo, ma per la vita in generale ad essere onesti.
Ma dovete capire che non potete pensare di allenare contemporaneamente l’esposizione e la ritenzione delle informazioni, è troppo complicato, sono due lavori differenti, entrambi degni di rispetto ma difficili. Se siete lì che vi preoccupate del singolo vocabolo o della vostra esposizione difficilmente riuscirete anche a esprimere il massimo del contenuto.
In secondo luogo, se essere davvero preparati aiuta l’eloquenza, perché le informazioni fluiscono facilmente dalla memoria, il contrario invece non avviene.
Per cui date sempre priorità al sapere le cose, poi al come esprimerle, mai il contrario, altrimenti non ne uscite.
LO STRESS
Tutte le cose che abbiamo detto ci portano al quarto buon motivo: perché la ripetizione a discorsetto è stressante, molto stressante, molto di più di qualsiasi altra cosa.
Vi lascia in un perenne stato di insicurezza, non vi permette di individuare facilmente i buchi di preparazione, vi frustra continuamente perché non riuscite ad esprimervi come vorreste e vi spinge a riletture bulimiche nel tentativo di mandare tutto a memoria o riuscire a esprimervi come il libro o l’insegnante. Vi annoia, vi stanca, vi trascina per ore e ore e ore.
Il tutto si condensa e… voilà: burnout, esaurimento, blocco.
In Studente strategico, il corso che ho preparato con il dottor Alessandro Bartoletti, psicologo e psicoterapeuta di livello incredibile, ci sono dei video dedicati proprio a questo genere di problematiche, che partono magari in modo innocente e poi rischiano di incancrenirsi, divorando l’intero percorso di studio e il vostro benessere psicologico nello stesso momento.
Alla fine dei giochi, esercitare il discorsetto ha senso solo quando parliamo del discorso di laurea. Quando, insomma, dovete davvero argomentare qualcosa di vostro, scritto da voi, e vi dovete esercitare nel come esporlo di fronte ad altri nel modo ottimale.
Ma quando si tratta di studiare, meglio un testing più diretto, rispondendo a domande.
Meno declamazioni, più risposte.
Fatemi sapere naturalmente che cosa ne pensate, se girate per le stanze di casa con una tunica emulando i discorsi di Cicerone nel senato romano oppure, come me, amate la pace e il silenzio!