Visto che ieri è uscito il mio articolo su che cosa sia un metodo di studio veramente perfetto e definitivo, il P.A.C.R.A.R., fondamento del metodo di studio insegnato in Sistema ADC, questo articolo va in direzione opposta.
Oggi analizzerò ogni non-metodo di studio per smontarlo e dimostrarvi perché non vada bene.
Attenzione, prima di cominciare è opportuno chiarire una questione.
Non basta dire che un metodo funziona o non funziona. Perché la verità è che un po’ tutti i metodi di studio funzionano. Anzi, anche il non-metodo funziona, anche non avere la minima idea di come fare a studiare funziona.
Nel senso che se rovesciamo addosso alle pagine dei nostri libri e appunti una quantità sufficiente di tempo e di fatica, alla fine qualche cosa la impariamo, anche solo per un meccanismo di sopravvivenza.
Gli esami, le verifiche e perfino i concorsi si possono passare anche senza avere un metodo di studio, e moltissime persone lo fanno, ammazzandosi per ore sui libri.
E allora qual è il punto? Il punto non è e non può essere soltanto l’efficacia, cioè il riuscire ad arrivare al risultato. Devono essere anche l’efficienza, la qualità e la sostenibilità. Solo con questi quattro parametri si può veramente valutare un metodo.
Quindi un metodo di studio vero e proprio deve essere
- Efficace: deve portare al risultato;
- Efficiente: deve farlo con un tempo e una fatica contenuti e gestibili;
- Deve farlo con un’alta qualità;
- Deve essere sostenibile sul lungo periodo;
Queste sono quindi le quattro caratteristiche che utilizziamo per valutare se qualcosa sia o no un metodo di studio.
Cominciamo!
IL LEGGI E RIPETI
Non possiamo non cominciare dal leggi e ripeti, il classico dei classici, il metodo dei metodi, utilizzato dai nostri genitori, nonni, bisavoli, trisavoli, ma anche dalla maggior parte degli studenti delle facoltà e delle scuole di tutto il mondo.
In cosa consiste? Consiste semplicemente nel leggere il libro una o più volte, al massimo sottolineare qualcosa, e poi chiudere il libro e cominciare a declamare, ripetendo le informazioni ad alta voce e interpretandole come se fosse un discorsetto.
Ecco, il problema fondamentale di questo metodo è che gli manca TUTTO quello che sappiamo essere efficace nello studio. Ignora completamente ogni ricerca scientifica condotta nel campo negli ultimi sessant’anni e si basa solo sulla consuetudine, sul fatto che non sapendo cosa fare la prima cosa che viene in mente ad uno studente è di leggere e ripetere.
Ma questo metodo è il più lento, inefficace e sbagliato di tutti.
Quindi ora penserete che peggio di così non si possa andare, e invece…
SCRIVI E RISCRIVI
E invece c’è lo scrivi e riscrivi, che è una variante del leggi e ripeti, ma questa volta con una penna o una matita in mano e un bel quaderno da imbrattare. Lo scrivi e riscrivi è il metodo di studio del copista medievale, dello sbobinatore, del trascrittore, colui il quale o colei la quale non fa altro che ascoltare quello che dice l’insegnante o leggere quello che c’è scritto sul libro e trascinarlo a forza sul foglio scrivendo per ore e ore.
Ora, scrivere e riscrivere o leggere e rileggere qualcosa effettivamente ha un risultato in termini di memoria, ma l’efficienza è a zero, la fatica è ai massimi storici e, soprattutto, questo metodo blocca completamente qualunque tipo di abitudine allo svolgimento di una performance, e quindi non prepara a passare gli esami.
Lo scrivi e riscrivi lasciamolo ai monaci del Medioevo!
RIASSUNTONI
A causa del fatto che a scuola ci hanno insegnato a fare i riassunti, a qualcuno è venuta l’idea di non limitarsi a scrivere e riscrivere come abbiamo appena visto per i copisti medievali, ma anche di utilizzare il riassunto come veicolo di rielaborazione.
Usare il riassunto è effettivamente una rielaborazione, e quindi leggere qualcosa o ascoltare una lezione e poi scrivere una propria versione più breve e sintetica effettivamente è un lavoro di studio, ma ancora una volta è incredibilmente lento e inefficiente.
Non solo, il riassunto è una forma di rielaborazione sbagliata perché taglia necessariamente qualcosa, fa perdere delle informazioni.
Oltretutto è anche estremamente scomodo da consultare in futuro, nel caso si abbia un dubbio o un’incertezza.
Quindi quando uno studente ha scritto tutti i riassunti e poi deve ripassare per preparare l’esame, si ritrova di fatto con un altro libro da leggere, e quindi riparte il ciclo e non se ne esce più.
I riassunti vanno benissimo per imparare a scrivere, ma quando si tratta di studio… lasciamoli perdere!
SOLO SCHEMI
Schematizzare e basta… ne abbiamo parlato anche nell’articolo sul metodo di studio americano, che vorrei recuperaste!
Lo sapete, io sono un appassionato di schematizzazione, e in generale lo schema è sicuramente il veicolo di rielaborazione numero uno, anni luce meglio del riassunto. Quanto meno si scende in profondità negli argomenti, li si approfondisce e li si capisce davvero bene.
Ma fare schemi e basta vuol dire avere poca reattività all’esame, non consolidare i concetti e quindi non solo avere difficoltà nel ricordare, ma anche non rendersi conto di questa mancanza di ricordo.
Sì perché lo schema, se usato da solo, ha il brutto vizio di farci credere di sapere le cose ma di non metterci davvero alla prova.
Rileggendo lo schema tutto torna, tutto sembra bello e giusto, ma appena qualcuno ce lo sottrae le cose cambiano.
E allora lo schema va benissimo, ma non può mai essere da solo!
SCHEMI E RI-SCHEMI
Dopo il leggi e rileggi e lo scrivi e riscrivi, gli schemi non li faremo più e più volte, giusto? Giusto??
E invece no, c’è qualcuno che propone di fare schemi e schemi sugli schemi, e poi ri-schemi e così via.
La schematizzazione è utilissima ma deve essere fatta una volta sola. Alla fine, schematizzare e ri-schematizzare è una versione solo poco più avanzata del leggi e rileggi o dello scrivi e riscrivi.
Qui, invece di ripetere la fase di acquisizione, si rifà più volte la fase di rielaborazione. Il problema è che continuare a battere sempre sulla stessa fase non colma le lacune.
Ed ecco che fare schemi e ri-schemi porta allo stesso risultato del farli una volta sola, ma in più aggiunge ancora più fatica, noia e inutilità.
Inoltre non tutti gli argomenti si prestano a schemi di diverso tipo, e quindi quello che succede è che alla fine si comincia in automatico a rifare sempre lo stesso schema… non serve a nulla.
MEMORIZZARE GLI SCHEMI
“Visto che lo schema l’ho fatto, tanto vale mandarlo a memoria”… geniale!
E invece no, anche questo è un metodo che non serve a nulla.
Memorizzare lo schema serve solo e esclusivamente in un contesto, ovvero quando si deve parlare in pubblico e si deve tenere un discorso, e abbiamo quindi bisogno di conoscere tutti i punti che affronteremo in ordine.
Puntare sulla memorizzazione dello schema per un esame universitario o per un’interrogazione o una verifica a scuola ancora una volta ci porta a fare un discorsetto.
E questo non va bene, non è applicabile agli esami pratici e non si adatta bene al meccanismo di domanda/risposta, che sarà la base dell’interrogazione.
Dunque è sicuramente inutile e inefficiente.
Non solo: memorizzare interi libri e centinaia di schemi è qualcosa che nemmeno il campione del mondo di memoria Andrea Muzii, che ha creato con me e con Vanni De Luca un fantastico corso di mnemotecniche, riuscirebbe a fare con serenità!
SOLO TESTING
Adesso apriamo le porte all’americanità e affrontiamo il testing duro e puro. Solo testing: leggo, faccio le flashcard, rispondo alle flashcard. Stop.
Ora, di tutti i non-metodi che abbiamo visto finora questo è l’unico che può portare a qualche risultato.
Ma attenzione: rimane superficiale, si adatta bene al meccanismo delle domande a risposta chiusa ma malissimo alle domande aperte e agli orali, e soprattutto manca di tutta la parte rielaborativa che fa scendere in profondità le nozioni e ci fa diventare veramente competenti.
Ma anche di questo ne abbiamo parlato nell’articolo sul metodo di studio americano!
Se volete usare il testing siete i benvenuti, io lo adoro e sostengo che sia la parte più importante del metodo di studio. Ma ancora una volta, non vi potete limitare a questo: il testing va bene per ricordare, non va bene per ragionare, per comprendere e per rielaborare.
DOMANDE PIÙ PROBABILI
Selezionare le domande più probabili del professore e presentarsi avendo studiato solo quelle… non mi esprimo neanche, semplicemente… RIP
UNA SOLA METODOLOGIA
L’errore supremo, l’errore finale è quello di scegliere una sola metodologia e usare solo quella.
Confondere una tecnica con un metodo.
La maggior parte delle persone che scelgono una tecnica e la fanno diventare un intero metodo di studio l’hanno trovata su YouTube. Magari vedono un video interessante, una tecnica che funziona, l’apprezzano e ha delle ricerche scientifiche dietro, e pensano che possa bastare quella.
Si limitano a questo, applicano in maniera acritica quello che hanno ascoltato e vanno avanti così.
Ecco, questo è un problema.
Bisogna sempre ricordarsi che non esiste una sola tecnica di studio, la parola chiave quando si parla di qualcosa di così complesso è sempre DIPENDE. Dipende dal contesto, dall’argomento, dalla situazione, dalla persona, dai gusti e da mille altri fattori.
Ed ecco che allora bisogna conoscere l’intero meccanismo dell’apprendimento se si vuole portare il metodo di studio al massimo livello.
Fatemi sapere quali sono gli errori in cui vi siete riconosciuti, quali sono i non-metodi di studio che avete provato o avete applicato!