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Si può studiare con la musica? La risposta definitiva

Ascoltare musica quando si studia è una buona idea oppure no? Ad alto volume o basso? In cuffia o diffusa nell’ambiente? Di che genere? Meglio il silenzio?

Domande, domande, domande, quello sulla musica quando si studia è un dilemma che attanaglia gli studenti da sempre… e attanaglia anche me, che mi sento domandare questa cosa tutti i santi giorni da anni.

E allora ho pensato di scrivere questo articolo così da poterlo linkare senza pietà ad ogni messaggio che riceverò in merito da qui alle prossime due decadi.

Oggi diamo finalmente la risposta definitiva a tutte queste domande!

Voglio tenere l’articolo breve e dritto al punto, faremo così: prima sfaterò un mito sulla musica, dopodiché parlerò dei pro, seguiti dai contro. Daremo una risposta definitiva a se sia una buona idea o meno e chiuderemo capendo come scegliere la musica perfetta per studiare.

Bene, si comincia!

IL MITO DA SFATARE

Cominciamo col chiarire una cosa: no, la musica non rende più intelligenti. Avrete sentito parlare del famoso “effetto Mozart”, per il quale i bambini a cui vengono fatte ascoltare le note del maestro immortale della musica classica diventerebbero più brillanti crescendo e alcuni task cognitivi risulterebbero “potenziati” dall’ascolto.

musica per concentrazione, musica classica per studiare

Balle. La serie di esperimenti in merito fa acqua da tutte le parti per cui no, mi dispiace, non diventerete improvvisamente più bravi in matematica ascoltando Mozart o chiunque altro mentre risolvete problemi ed equazioni.

Eppure, potreste dire voi, da alcuni studi emerge come effettivamente si possano riscontrare degli effetti positivi su concentrazione, memoria ecc… legati alla musica. Come mai?

Musica per Studiare: I PRO

In realtà è molto semplice: il primo e forse il più importante dei “pro” dell’ascoltare la musica quando si studia è che ci può mettere di buon umore. Ed essere di buon umore può aumentare sensibilmente le performance cognitive in vari ambiti.

A riprova di questo, gli studi mostrano come gli effetti positivi della musica sullo studio siano anche legati ai gusti di chi ascolta. Ascoltare una musica che ci piace è più efficace che ascoltare qualcosa che detestiamo.

Alla fine, non era poi Mozart ad avere poteri speciali, era il nostro cervello che, quando è di buon umore, lavora meglio. Semplice e vero.

Altro effetto positivo della musica durante lo studio o altre attività stressanti a livello mentale è che può creare una sorta di “atmosfera” che supporta la concentrazione e favorisce quello stato immersivo di “flow” che sappiamo essere il vero segreto della produttività.

Terzo e ultimo vantaggio è il coprire altro rumore. Se siamo in un ambiente caotico e rumoroso, quindi del tutto inadatto allo studio, la musica può aiutarci a livellare gli input sonori, diminuire gli stimoli, calmare il tutto e permetterci di performare ugualmente.

Fantastico, tutto risolto, la musica aiuta, quindi alza il volume, pompa nelle casse e giù di techno cattiva studiando diritto amministrativo…

Oppure no?

Meglio ascoltare anche gli effetti negativi, prima di prendere una decisione.

Musica per Studiare: I CONTRO 

Eh sì, perché in effetti, la musica può anche agire da agente distrattore, sovraccaricando la nostra povera memoria di lavoro che già fatica a stare dietro a tutto quello che stiamo processando nel nostro studio quotidiano.

Rischia di essere troppo, specialmente quando la musica contiene del testo, ha dei ritmi troppo sostenuti o variabili, un beat troppo potente, volume troppo alto ecc. ecc.

I beat troppo aggressivi o intensi, quelli che, per intendersi, ti danno quella sensazione di carica esplosiva che vorresti andare a fare a botte con The Rock per mostrargli di che pasta sei fatto.

Ecco, quelli, in realtà rischiano alla lunga, se associati alla fatica dello studio, di alzare i livelli di stress e ansia.

Non solo, ma se è vero che la musica può metterci di buon umore, è anche vero che ha il potere anche di buttarcelo giù, l’umore. Una canzone triste, una canzone legata a un qualche ricordo del passato, una musica che ci mette malinconia… ci siamo capiti.

Infine, non tutti reagiscono allo stesso modo, c’è chi riesce a trasformare, per così dire, la musica in una sorta di rumore bianco di sottofondo e chi, invece, presta costantemente attenzione ai cambiamenti della melodia.

LA RISPOSTA DEFINITIVA

La risposta definitiva per tutti, quindi, non esiste. Quantomeno, non è sempre la stessa per tutti.

In generale però, possiamo dire che il silenzio è più indicato per lo studio nella maggior parte dei casi e che, spesso, i benefici apportati dalla musica si possono ottenere anche in altro modo, come ad esempio ascoltando musica prima e dopo lo studio ma non durante, usando strumenti per ridurre il rumore ambientale… oppure con Sistema ADC, il primo corso sul metodo di studio adatto a qualsiasi percorso di studi, in grado di garantirti risultati concreti.

In ogni caso, l’aspetto soggettivo è estremamente importante, puoi capire se è una buona idea oppure no nel tuo caso specifico affrontando 4 punti:

  • Il primo punto è il più semplice: ti mette di buon umore o no? Senti il bisogno di accendere la musica o spesso neanche ci pensi? Se è qualcosa a cui pensi poco, che non ha un gran peso per te, è sicuramente meglio farne a meno. Io, per esempio, preferisco di gran lunga il silenzio assoluto.
    Se, invece la ricerchi costantemente, ci pensi, hai l’abitudine di averla sempre nelle orecchie, allora puoi valutarla. Ma valuta anche, come dicevo prima, la possibilità di ascoltare musica prima di studiare, per darti la carica. In quel caso, puoi sbizzarrirti e non devi seguire nessuna regola se non il tuo gusto personale e, non appena ti senti pronto a iniziare, ti immergi nel silenzio e trasporti il tuo buon umore nello studio;
  • Se ti accorgi dei cambi nella musica mentre studi, ti accorgi che è cambiata la traccia, anticipi la melodia nella tua testa, ti viene voglia di canticchiare, senti il ritmo e tieni il tempo allora no, non va bene, la musica è nella tua memoria di lavoro e sta occupando spazio e risorse attentive. Anche nel caso ti facesse piacere, se sta consumando risorse il gioco non vale mai la candela, fidati di me. Non confondere mai ciò che ti fa piacere con ciò che ti sta aiutando nello studio. Non fare questo errore, potrebbe costarti caro. Sii onesto con te stesso, sacrifica un po’ di godimento e torna al silenzio. Se, invece, la percepisci solo come un lontano sottofondo, la senti a malapena, non ti accorgi dei dettagli della melodia se non quando fai una piccola pausa da ciò che stai studiando, allora può andare bene;
  • Se il tuo ambiente è estremamente rumoroso e incasinato la musica potrebbe aiutarti a contrastare questa condizione, in particolare se tenuta in cuffia. A dirla tutta, puoi anche provare a metterti delle cuffie isolanti o dei tappi nelle orecchie, potresti scoprire che bastano quelli. Se sei invece in un ambiente silenzioso, tranquillo, controllato, probabilmente non hai bisogno di niente di tutto questo;
  • Se la musica rispetta i giusti standard la puoi valutare, altrimenti va scartata a priori, a prescindere da tutte le altre variabili. Come dici? Non li ho ancora elencati gli standard? Giusto, hai ragione, scopriamo come scegliere la musica perfetta per studiare.

SCEGLIERE LA MUSICA PER CONCENTRARSI PERFETTA

Per prima cosa, ovviamente, ti deve piacere e ti deve mettere di buon umore. Lo abbiamo visto prima, deve essere una musica che ti rilassa, non che ti butta giù o ti fa pensare all’incolmabile vuoto dell’esistenza umana contemporanea. Dedica al “male di vivere” il tuo tempo libero, come facciamo tutti.

Dopodiché, non deve avere un testo. Niente parole. Niente strofe. Niente eccezioni. Neanche in una lingua che non conosci.

Il beat deve essere il più possibile costante, non troppo sincopato, non troppo frenetico: costante e rilassante, l’opposto di quello che ascolteresti in palestra per spingere ghisa, per intendersi. Ecco perché i generi più indicati sono la musica classica, da camera, lounge, lo-fi, colonne sonore di film o videogiochi o musiche pensate appositamente per la concentrazione. Niente rap, niente trap, niente hard rock, niente house, niente techno, niente musica indiana inquietente.

Deve essere a basso volume.

Se puoi, diffusa nell’ambiente, in cuffia solo se ha lo scopo di aiutarti a combattere il casino esterno.

Meglio se sono tracce molto lunghe, così che non ci siano troppi cambi repentini di melodia. Perfetti per questo sono i loop lo-fi o le compilation da ore e ore di musica per la concentrazione che si trovano online.

In conclusione, abbiamo visto che la musica quando si studia è una buona idea in un numero molto ristretto di casi: solo per chi davvero sente di averne bisogno, solo per chi davvero non la distingue da una sorta di sottofondo distante, solo musiche specifiche e contesti specifici.

Per tutto il resto e per tutti gli altri, il buon vecchio silenzio continuerà ad essere il miglior amico dello studio.

Alessandro de Concini
Alessandro de Concini

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