Il Palazzo della memoria, la tecnica dei loci, la più famosa, antica, affascinante, discussa e potente tecnica di memoria mai inventata.
La tecnica del Palazzo è sempre sulla cresta dell’onda quando si parla di apprendimento efficace e metodo di studio, ma che cos’è davvero? Come funziona? E, soprattutto, che ruolo può avere in un contesto di studio concreto?
In questo articolo, ne sveliamo tutti i segreti.
STORIA
La prima indicazione della tecnica dei loci la troviamo in un trattato di retorica antica, la Rhetorica ad Herennium, ma se ne fa menzione anche nel De Oratore di Cicerone e nell’Institutio Oratoria di Quintiliano. Parliamo di più di 2000 anni fa, quindi non si tratta dell’ultimo ritrovato delle neuroscienze.
Dopo un periodo di relativo buio di questo metodo nel medioevo, comincia a ritornare in voga nell’umanesimo e nel rinascimento, fino ad arrivare nell’era moderna, con la creazione dei primi campionati di memoria, la ricerca nel campo dell’apprendimento e la cultura pop.
I campionati di memoria io li conosco molto bene: insieme al campione del mondo di memoria Andrea Muzii e al più grande mnemonista d’Italia Vanni De Luca abbiamo creato un corso di tecniche di memoria, col quale prepariamo anche il Mnemonica Team, che partecipa (e vince) a moltissimi memory games in giro per l’Europa!
COME FUNZIONA
In realtà, il procedimento è piuttosto semplice e si basa su 2 principi cardine:
- Il potere della visualizzazione di luoghi e spazi che conosciamo e abitiamo ogni giorno. Se non siete afantasici visualizzare non sarà un problema, basta un po’ di esercizio;
- La capacità di evocare immagini particolari, stravaganti, assurde e associarle tra loro attraverso la costruzione di storie;
Ma quindi, in sostanza, come funziona?
5 step:
- Questo è lo step preliminare, che va fatto prima di poter utilizzare realmente la tecnica: dobbiamo costruire il nostro palazzo. La cosa migliore da fare è partire con le stanze della propria casa, perché sono probabilmente gli spazi che meglio siamo in grado di riprodurre nella nostra immaginazione.
Immagina nella tua mente ognuno degli spazi di casa tua, dall’ingresso alle scale, i corridoi, le camere vere e proprie, le terrazze, il salotto, la cucina, il garage, ogni luogo che conosci bene può funzionare (da qui il nome tecnica dei “loci”). Chiudere gli occhi può aiutare.
Devi riuscire a ricostruire quanti più dettagli possibile ma, attenzione, abbi cura anche di preparare un percorso standard con cui passare da una stanza all’altra, ci servirà dopo.
Una volta che sei sicuro di avere pronti a disposizione della tua immaginazione tutti gli spazi di casa tua e di aver consolidato un ordine sempre uguale a se stesso in cui attraversarli, puoi passare allo step 2; - Parti dalla prima stanza o dal primo spazio, prendi una rappresentazione mentale di qualcosa che devi ricordare e immaginalo all’interno dello spazio stesso, magari collegandolo con un’azione buffa o particolare. Chessò, mettiamo che io debba ricordarmi la lista della spesa e devo comprare la mozzarella. Mi immagino di cercare di entrare dalla porta d’ingresso e sulla maniglia della porta è inserita una enorme mozzarella, morbida, profumata e bagnaticcia.
Cerca di immaginarla nel modo più dettagliato, vivido e multisensoriale possibile, in modo da rendere il collegamento più resistente. Una volta che hai consolidato quest’immagine, il dettaglio della mozzarella è stato inserito nel tuo palazzo della memoria. - Ora riproduci lo stesso meccanismo più e più volte, per ogni spazio della casa, rispettando l’ordine che hai creato allo step 1, così da poter recuperare non solo gli elementi che stai memorizzando, ma anche la loro disposizione e sequenza.
- Per portare la tecnica del palazzo alla sua estrema efficacia la si può combinare con altre mnemotecniche, che ci permettono di inserire intere sequenze numeriche, elenchi, parole, codici, immagini, formule. In un certo senso il palazzo della memoria si trasforma in qualcosa di più di una semplice tecnica di memoria, diventa un vero magazzino dove disporre altri strumenti mnemonici, ed è questa la sua reale potenza.
- Lo step 5 è opzionale e dipende dalla tua necessità di memorizzazione: si tratta di espandere il palazzo stesso. Puoi espandere il palazzo in due modi: il primo è semplicemente quello di aggiungere spazi e stanze, puoi pensare alla tua casa d’infanzia, alla casa dei nonni, alla tua macchina, alla scuola, alle aule dell’università, all’ufficio, a qualunque spazio che tu conosca alla perfezione e sappia visualizzare.
Il secondo modo di espandere il palazzo è scendere sempre più nel dettaglio dei singoli ambienti e riconoscere che all’interno di una stanza si trovano molti altri “loci”. Pensa alla cucina: hai i fornelli, il frigorifero, il tavolo, il pavimento, le pareti, il soffitto, il forno ecce cc. Tutti spazi in cui, se avrai la pazienza di visualizzare tutto con calma, potrai inserire dettagli memorizzati.
Ciò che è inserito nel palazzo rimarrà in memoria molto di più di un semplice “leggi e ripeti”, potrai decidere di ripassarlo se vorrai consolidare le informazioni a lungo termine, semplicemente ripercorrendo il percorso nelle stanze nella tua mente, oppure di non ripassarlo e lasciare che le informazioni dopo un po’ spariscano da sole.
Questo è come funziona, non resta che esercitarsi. Esercitarsi tanto, magari partendo dal metodo che sta alla base del palazzo della memoria: il Link Method.
A COSA SERVE e COME INTEGRARLO NEL METODO DI STUDIO
Le potenzialità del palazzo sono enormi, a partire dall’utilizzo che ne facevano gli antichi, ovvero tenere a memoria le parole chiave di un’orazione, una lezione o del tuo discorso di laurea.
Se sei interessato alla capacità comunicativa, al saper parlare efficacemente, saper argomentare e sapersi difendere dalle fallacie logiche, dai un’occhiata al corso che ho fatto insieme a Rick DuFer: “Logonauti”, un corso sulla comunicazione per imparare a parlare bene.
Tornando al palazzo della memoria è molto efficace per ricordare dettagli di un esame, di un concorso, fino a mandare a memoria mazzi di carte interi in pochi secondi o migliaia di cifre binarie, come fanno certi straordinari campioni di memoria (come Andrea Muzii).
Io adoro questa metodologia, però… la sua utilità concreta nello studio, per quanto reale, è limitata.
Lascia che mi spieghi: il palazzo della memoria funziona perfettamente, e ci sono una mole impressionante di ricerche scientifiche che lo confermano, ma fa esattamente quello per cui è stato pensato: memorizza dettagli tecnici e sequenze. Punto.
Non vi fa studiare, non si può, come tanti sedicenti guru professano, trasformare questo antico sistema in un vero e proprio metodo di studio, è soltanto un potentissimo strumento. Uno strumento che risolve un problema specifico.
Il palazzo della memoria non affronta il tema della comprensione, della rielaborazione, dell’esercizio, magari vi permetterà di memorizzare una dimostrazione di matematica, delle formule, degli algoritmi, questo sì, ma non potrà sostituire il ragionamento per risolvere il vostro compito scritto di analisi 2.
Inoltre, per renderlo davvero efficace, è necessario conoscere anche tutte le altre mnemotecniche, non si tratta quindi di una metodologia che consiglio ai principianti. Se volete addentrarvi nel mondo delle tecniche di memoria partite da quelle più semplici per poi arrivare al palazzo quando siete pronti. In questo articolo suggerisco qualche libro sulle mnemotecniche, dateci un’occhiata, così sapete da cosa partire.
Riassumendo, ogni volta che qualcuno mi scrive per chiedermi “ma si può studiare un intero esame universitario col palazzo con la memoria?” la mia risposta è sempre:
“si possono memorizzare senza problemi tutti i dettagli tecnici di un esame col palazzo della memoria, ma studiare non è solo memorizzare dettagli”.
Questo non per scoraggiarvi dall’impararlo, tutt’altro, è una tecnica che può realmente aiutarvi, specie in certi esami particolarmente mnemonici in facoltà come medicina o giurisprudenza, o concorsi con banche dati sterminate. Attenzione, però: NON bisogna memorizzare la banca dati di un concorso, mi raccomando!
Potete memorizzare qualche domanda, magari le più ostiche, ma per superare un concorso quello che vi serve è un metodo di studio.
Per superare un esame difficile quello che vi serve è un metodo di studio.
Per affrontare la maturità senza ansie quello che vi serve è un metodo di studio.
Insomma, l’avete capito? Un metodo di studio efficace non può essere sostituito dalle mnemotecniche, anche se ne siete il campione dell’universo. Studiare richiede una serie di metodologie scientifiche, da applicare passo dopo passo, per essere certi del proprio risultato e non rimanere in balia degli eventi.
Date un’occhiata al mio corso sul metodo di studio, Sistema ADC, per capire meglio di cosa sto parlando.