LE ORIGINI
È l’11 agosto 1946 e siamo a St. Louis, nel Missouri, Stati Uniti d’America. La seconda guerra mondiale è finita da poco e Marina vos Savant e Joseph Mach, immigrati in America dall’Europa, hanno una figlia: la chiamano Marilyn.
Marilyn è un miscuglio di provenienze e di influenze. È americana, certo, ma ha origini che attraversano tutto il vecchio mondo: Germania, Austria, Italia, Repubblica Ceca.
Sull’atto di nascita prende il cognome del padre, Mach, ma oggi, a 74 anni di distanza, tutti la conoscono come Marilyn Vos Savant. Lei stessa desidera essere chiamata col cognome della madre, e sostiene che il modo più equo di trasmettere i nomi ai propri figli sia di dare ai maschi il cognome del padre e alle femmine il cognome della madre…
E poi… e poi quel nome sembra quasi contenere un destino. “Savant” è francese e ha origini latine. Significa sapiente, colto, erudito, dotato.
Una coincidenza non da poco visto che la piccola Marilyn risulta immediatamente diversa dai bambini e dalle bambine della sua età.
È acuta, brillante, sagace, parlare con lei sembra come parlare a un’adulta. Anche prima che comincino le scuole elementari.
Eppure, la sua intelligenza non viene apprezzata, valorizzata, riverita dalle masse come accade spesso per ragazzini altrettanto geniali. I suoi genitori la incoraggiano, certo, ma hanno anche cura di non esporre la figlia a troppe attenzioni mediatiche che avrebbero potuto stravolgerle la vita.
E a scuola l’ombra del sessismo offusca i suoi risultati brillanti.
Sembra che i suoi insegnanti ritenessero inutile la sua capacità di ragionamento, quasi come fosse sprecata su una bambina.
LA FORMAZIONE
Marilyn, a dirla tutta, sembra ignorare le opinioni retrograde intorno a lei. Se era una bambina sveglia diventa poi un’adolescente ancora più sveglia, intraprendente, vulcanica.
Frequenta la scuola, ovviamente con risultati straordinari, e al tempo stesso lavora nel negozio del padre, una sorta di minimarket dove si vende un po’ di tutto.
Gestisce la cassa, serve i clienti, pulisce per terra, affianca il padre in tutto e per tutto e nei ritagli di tempo dallo studio e dal lavoro porta avanti la sua più grande passione: la scrittura.
Marilyn è una ragazzina, è giovanissima, è donna… pubblicare sui giornali, anche quelli locali, sembra un’utopia nei primi anni ‘60.
Decide allora di crearsi una serie di pseudonimi, di nomi inventati di fantasia, tantissimi, e cominciare a inviare i suoi articoli e le sue riflessioni a tutti i giornali della zona, contemporaneamente.
E la pubblicano. La pubblicano un sacco.
Finite le scuole frequenta il Meramec Community College, una struttura pubblica, sempre a Saint Louis, perché non può permettersi di spostarsi, magari in uno di quei college privati ipercostosi e blasonati. Si iscrive poi all’università, iniziando un percorso in filosofia.
Va all’università per soli due anni, poi è costretta ad abbandonare: il padre ha investito tutti i suoi soldi per rinnovare il negozio e c’è bisogno di due braccia in più per mandare avanti le cose. Non c’è il tempo per la filosofia.
Riuscirà a ripartire e a lasciare Saint Louis solo negli anni ‘80 per inseguire il suo sogno di diventare una scrittrice.
I MATRIMONI
È il 1962 e Marilyn ha soltanto sedici anni. Si sposa prestissimo e il matrimonio… dura anche abbastanza: dieci anni e poi il divorzio, che tra l’altro per l’epoca non era poi una cosa così normale e diffusa.
Ma è il secondo matrimonio di Vos Savant che ha un impatto enorme sulla sua vita. Marilyn conosce, si innamora e poi sposa il 23 agosto del 1987 Robert Jarvik, un altro individuo che definire straordinario sarebbe quasi offensivo.

Jarvik è un medico, un inventore, un ricercatore, un imprenditore. Si forma con Willem Johan Kolff, l’inventore della prima macchina per la dialisi e poi comincia a lavorare alla realizzazione di organi artificiali. Il Jarvik 7 è il primo cuore completamente artificiale ad essere usato per dei trapianti.
La sua società, la Jarvik Inc. ha bisogno di qualcuno che gestisca le finanze e si occupi della parte amministrativa. Ci vuole qualcuno di estremamente abile coi numeri.
Marilyn è perfetta per il ruolo, nel tempo libero che riesce a ritagliarsi si è data anche alla finanza e agli investimenti immobiliari.
Mentre continua a scrivere, Marilyn diventa CFO dell’azienda del marito, chief financial officer. Tutte le decisioni che coinvolgono il denaro passano da lei.
LA PIÙ INTELLIGENTE DEL MONDO
Ma ciò che davvero cambia la vita di Marilyn e la trasforma in una celebrità in ogni angolo d’America è quello che accade nel 1985, quando viene inserita nel libro dei Guinness dei primati per il più alto quoziente intellettivo registrato del mondo.

Il primo test d’intelligenza a cui Marilyn era stata sottoposta è stato lo Stanford-Binet, quando aveva poco più di 10 anni, che ne aveva decretato un’età mentale di 22 anni e un punteggio di 228, il più alto, appunto, mai visto fino ad allora.
In realtà questo punteggio è stato poi criticato e ritirato, ad oggi lo Stanford-Binet con il suo algoritmo rivisto e migliorato non può superare i 170 punti.
Ma alla fine i punteggi e i singoli numerelli non fanno la differenza, e Savant stessa ha dichiarato inutili quelle cifre.
Il punto è che qualunque test le si metta davanti i suoi risultati sono sempre senza senso. È ovviamente entrata a far parte del Mensa, ma non solo: Marilyn è stata ammessa nell’ultra esclusiva Mega Society, un club di persone dall’alto quoziente intellettivo il cui test di ammissione viene superato in media da una persona su un milione.
O almeno così dicono, dato che il test Mega non è standardizzato e suscita parecchie proteste nella comunità scientifica.
Numeri o non numeri, test o non test, Marilyn diventa famosa e le aspettative del pubblico nei suoi confronti non vengono certo deluse dalla sua personalità e dal suo straordinario talento.
Non è soltanto così incredibilmente intelligente, ma è anche capace di notare i minimi dettagli di ciò che le sta intorno e trarne insegnamenti e nozioni.
Lei la dice così:
“Per acquisire conoscenza bisogna studiare, ma per acquisire saggezza bisogna osservare”
PARADE
Dopo aver lavorato e pubblicato fin da bambina sotto pseudonimi, nel 1986 la rivista settimanale Parade, una delle più lette in assoluto negli USA, le chiede di rispondere ad alcune domande dei lettori.
Il successo dell’iniziativa è enorme, a Marilyn viene offerto un posto come giornalista e nasce “Ask Marilyn“.
E “Ask Marilyn” è qualcosa di incredibile, un caso unico nel mondo editoriale. È uno spazio in cui chiunque, letteralmente chiunque (anche voi se volete, troverete il link a fine articolo) può porre domande a Marilyn: quesiti di logica, problemi accademici, esercizi enigmistici, consigli di vita, nozioni astruse, qualsiasi cosa.
E Marilyn ci riflette, si documenta e risponde, nel modo più intelligente, ben scritto, corretto, acuto e sintetico possibile.
È diventata la tuttologa d’America. Non sai se usare l’aria condizionata in macchina riduca l’autonomia della macchina stessa? Chiedi a Marilyn.
Hai il dubbio se occuparsi di giardinaggio senza indossare guanti da lavoro possa nuocere alla salute? Chiedi a Marilyn.
C’è un puzzle o un sudoku che proprio non riesci a risolvere? Chiedi a Marilyn.
Ti domandi per caso se durante un tornado abbia senso rifugiarsi all’interno di un autoveicolo dentro il garage? Chiedi a Marilyn, naturalmente.
Non sai come fare a far pubblicare le tue domande su “Ask Marilyn”? Chiedi a Marylin (questa è la migliore!)
E sono tutte vere domande che ho tratto dalla versione digitale di Parade.
Qualche idiota che la critica dice che Marilyn, dedicando la sua vita a scrivere e rispondere al pubblico, a sfoggiare nozionismo o a risolvere enigmi, ha sprecato il suo dono, perché non è diventata una scienziata di grido o non si è arricchita a Wall Street.
Ma Marilyn se ne frega, e dichiara:
“Sì, so un po’ di tutto, ma non sono specialista in nulla”
Accetta di buon grado il dottorato ad honorem in lettere e continua a scrivere, oltre alla sua ormai leggendaria rubrica pubblica libri, saggi e chissà quanti pseudonimi ancora usa.
Per di più, è stata nella board of directors del concilio nazionale dell’educazione economica, dell’associazione dei bambini plusdotati e nel museo di storia femminile, nonché del comitato scettico americano, ha vinto premi per la sua lotta agli stereotipi di genere ed è stata nominata tra i migliori oratori del mondo.
IL PROBLEMA
Ma c’è un episodio che più di ogni altro è salito alla ribalta della cronaca e ha a che fare con uno dei problemi di logica più insidiosi, controintuitivi, frustranti e divisivi mai pensati.
Il problema o paradosso di Monty Hall.
Lo scenario ipotetico è questo: c’è un gioco a premi e ci sono tre porte. Puoi scegliere una porta e vincerai qualsiasi cosa ci troverai dietro.
Dietro una delle porte si cela una macchina nuova fiammante, dietro le altre due si trovano due capre. Tu scegli la tua porta, e il conduttore del programma apre davanti a te una delle due rimaste, rivelando… una capra.
A quel punto, ti dà una possibilità di scelta. Puoi tenere la porta che hai scelto o cambiare. Cosa ti conviene fare?

Senza un minimo di esitazione, il 9 settembre del 1990, Marilyn risponde che devi accettare il cambio ogni volta, perché questo aumenta di 1/3 le tue probabilità di beccare la macchina.
E si spalancano le porte dell’inferno.
Il problema o paradosso di Monty Hall è infernale non tanto perché a livello logico o matematico sia così complesso, ma perché va contro ogni nostro istinto. La nostra mente grida “se le porte sono due, c’è il 50% di probabilità, tenere o cambiare non cambia nulla!”
Ovviamente non è così e Marylin ha ragione, ma per quanto si possa spiegare il ragionamento, e vi lascio qui il link a un video di Gabriele di Random Physics che lo spiega passo dopo passo, questo concetto crea in noi una dissonanza cognitiva enorme. Non ci crediamo, non ha senso, non può essere così. Sono due porte, c’è il 50% di probabilità!
E invece no.
Dopo la pubblicazione della risposta di Marylin, Parade viene invasa di lettere di persone che si lamentano, che accusano, che inveiscono, che insultano. Provate a immaginare quasi diecimila lettere cartacee che arrivano in redazione, il 90% delle quali insiste che la percentuale sia del 50% e pretende che Marylin si corregga.
Lei però pubblica una seconda risposta, in cui ribadisce di avere ragione e allega una spiegazione più dettagliata.
Benzina sul fuoco. Si arriva alle minacce, agli insulti sessisti più innominabili, il dibattito infuria su tutti i media finché persino il New York Times dedica alla situazione la prima pagina.
Mentre tutti perdono la testa e si accapigliano sul dilemma logico, mentre la shitstorm analogica e fisica di lettere infuria, Marylin non fa una piega, sorride e continua a spiegare, serenamente, come stanno le cose.
Perché la matematica e la logica, in questo caso, non sono questione d’opinioni.
E come direbbe lei,
“Se la tua testa ti dice una cosa e il tuo cuore te ne dice un’altra, prima di fare qualunque cosa dovresti prima decidere se hai una migliore testa o un migliore cuore”
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