Il mondo della scuola, dell’università e della formazione in genere, nel corso del 2020, e ora del 2021, è cambiato per sempre.
Come ripeto spesso, nel 2019 lo studio online era considerato “il futuro”. Nel 2020, è stato “il presente”. Le cose, per il momento, anche in questo nuovo anno, non sembrano star cambiando più di tanto e io sono convinto che in futuro non si tornerà del tutto indietro.
Lo studio online è qui per restare.
E allora mi sono detto, visto che ricevo parecchie domande in merito e che seguo nei miei corsi tantissimi studenti che le frequentano, perché non dare un’occhiata più da vicino alle università telematiche?
Oggi, in questo articolo, faremo proprio questo, scoprendo cosa sono, come funzionano e domandandoci se siano una buona scelta… o un errore!
Ho pensato di impostare l’articolo così, perché funzioni in modo più chiaro: prima di tutto vi spiegherò in breve che cosa sia un’università telematica, che differenze e somiglianze abbia con un’università tradizionale e come funzioni.
Poi esploreremo i difetti, gli stereotipi e le percezioni negative che girano intorno a questo mondo e vi dirò che cosa ne penso, per poi passare ai pregi che vedo.
Infine, vi dirò che cosa ne penso nel complesso e come vedo il ruolo delle università telematiche in futuro.
Se sei alla ricerca della facoltà universitaria più giusta per te, ti invito a leggere l’articolo dedicato.
Via!
CHE COS’È UN’UNIVERSITÀ TELEMATICA
Allora, un’università telematica non è altro che un istituto di istruzione superiore che eroga corsi, formazione e rilascia titoli universitari e accademici ufficialmente riconosciuti dallo stato… ma lo fa con una modalità a distanza, sfruttando le tecnologie digitali.
Quindi la prima cosa da chiarire è che un’università telematica non è l’equivalente del “laureato all’università della vita”, ma sono istituzioni riconosciute e certificate i cui titoli sono parificati a quelli di qualsiasi altro corso di laurea.
Una vera e propria università, che si svolge però da remoto, in… smart studying, potremmo dire.
Ci sono ovviamente tutta una serie di differenze rispetto all’università tradizionale, le vedremo fra un secondo, ma voglio chiudere il discorso dell’”ufficialità” della cosa sottolineando due aspetti importanti:
- Per prima cosa, il tema della formazione anche di livello universitario a distanza e telematica, il cosiddetto e-learning, è un tema affrontato in modo serissimo dalle istituzioni sovranazionali. Sia il Consiglio dei ministri dell’istruzione dell’Unione Europea che il Parlamento europeo e il consiglio hanno affrontato l’argomento, invitando gli stai membri ad investire in questo settore e incoraggiando lo sviluppo di queste realtà.
- In secondo luogo, non è proprio una passeggiata aprire un’università telematica in Italia, non posso mettermi qui io o un qualsiasi scappato di casa, avviare una sua struttura e mettermi a stampare lauree così, a caso. Ci sono criteri di selezione anche piuttosto stretti, procedure di accreditamento e accertamento, valutazioni periodiche e addirittura, da quello che ho potuto trovare online (ma non sono certissimo, se avete fonti più aggiornate in merito fatemi sapere), ci sono proprio dei blocchi, dei divieti che, al momento, impediscono di aprirne di nuove. In Italia, secondo le fonti che sono riuscito a reperire, ci sono solo 11 università telematiche abilitate e operative, di cui 5 da sole sono quelle che assorbono la maggior parte del mercato, con tantissime sedi in tutta Italia e decina di migliaia di studenti. Le altre 6 sono più piccoline e meno conosciute.
Visto che quelle principali sono poche, elenchiamole:
- Università telematica “Pegaso;
- Università degli studi “Niccolò Cusano”;
- Università telematica internazionale “UniNettuno”;
- Università telematica E-campus;
- Università Telematica “Guglielmo Marconi”;
Di queste, di gran lunga le più grandi sono le prime due, Pegaso e Niccolò Cusano, seguite a distanza da E-Campus e UniNettuno e poi Guglielmo Marconi.
Ci tengo a specificare che su nessuna di queste ho svolto un’indagine approfondita, non posso esprimermi direttamente su quale sia la migliore o la peggiore o se le altre 6 che non ho nominato siano meglio o peggio o nient’altro di simile. Torneremo sul tema del giudizio specifico fra poco.
In generale, in Italia al momento i numeri sono piuttosto bassi se rapportati ad altri paesi europei o nel resto del mondo, per quanto stiano aumentando. Siamo comunque su meno di 100 mila iscritti totali alle telematiche, laddove anche solo in Spagna sono il doppio, per dire.
COME FUNZIONA
Bene, ora che sappiamo cosa sia un’università telematica e come sia la situazione in Italia, entriamo nello specifico di come funzionino.
Per prima cosa, cos’hanno in comune con le università tradizionali: ci sono dei corsi da seguire, dei professori ad insegnare, degli esami da superare, un curriculum da completare e degli attestati da laurea da conseguire.
Fino a quando il Covid non ha stravolto tutto, anche per le università telematiche, in realtà, ci si doveva recare fisicamente in sede per sostenere gli esami, ma ora gli esami online sono una realtà per tutti e, se dovessi scommettere, scommetterei che questa possibilità non verrà più ritirata.
Le differenze sono molteplici: per prima cosa si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi (esistono ovviamente delle eccezioni), di lezioni asincrone, vale a dire videolezioni registrate che si possono vedere e rivedere quando si vuole e quante volte si vuole.
Sono, di fatto, dei videocorsi veri e propri, con l’unica peculiarità che in genere non si possa accedere alle lezioni successive senza aver prima completato quelle precedenti, cosa, tra l’altro, che condivido in pieno, a livello didattico ha pienamente senso.
Altra questione è quella dei materiali di studio: oltre ovviamente alle bibliografie richieste sono spesso presenti in modo molto strutturato slide e dispense didattiche offerte dai professori e caricate sulla piattaforma.
Non che questo non succeda anche all’università tradizionale, ma diciamo che in questo genere di offerte formative i materiali didattici digitali sono più strutturati e organizzati dall’alto, meno lasciati all’iniziativa individuale del docente.
Un elemento differenziante fondamentale, forse il più importante di tutti, è il fatto che non esistano sessioni d’esame tradizionalmente intese, ma che sia possibile svolgere gli esami a cadenze prestabilite, spesso anche ogni mese, e che si possano concordare le date in modo più agevole e personalizzato.
Anche la frequenza delle lezioni, non obbligatoria, è lasciata all’organizzazione dello studente, che può metterci tutto il tempo che vuole a finire il programma.
Non tutte le facoltà sono disponibili in tutte le università e sono sempre esclusi da questo tipo di università i percorsi di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.
In più, non esiste numero chiuso e test di sbarramento all’ingresso, chiunque può iscriversi alle facoltà disponibili e iniziare a frequentarle.
Queste sono le somiglianze e le differenze fondamentali. Ora passiamo a vedere i punti critici, su cui vi dirò la mia.
LE PERCEZIONI NEGATIVE e I DIFETTI
Le università telematiche, allo stato attuale, in Italia sono malviste da molti e in generale non godono di una buona nomea, inutile girarci troppo intorno.
Ci sono molti pregiudizi, molte criticità, alcuni difetti strutturali. Li ho accorpati in 5 aree tematiche fondamentali:
- La prima critica, la più diffusa, è quella relativa alla facilità. Nella percezione comune le università telematiche sono più facili delle altre, “passano tutti, tanto basta pagare”, e vengono spesso identificate come degli spazi di compravendita di titoli accademici. Ecco, io qui sono d’accordo solo in parte. Mi spiego: per quanto riguarda la facilità in sé bisogna capire prima di tutto di che tipo di facilità si parla. Perché se si parla della facilità degli esami dovuta a uno studio richiesto più superficiale, a esami banali e a professori che chiudono non soltanto un occhio, ma anche due, sono d’accordissimo sul fatto che sia qualcosa di inaccettabile e pure pericoloso.
Tuttavia, lo devo ammettere, io prove di questo non ne ho trovate, solo dicerie, che sono però le stesse che si sentono e si sentivano sulle università private classiche e che lasciano parecchio il tempo che trovano. Potrebbero essere solo stupidi pregiudizi snob.
Attenzione: non sto dicendo per forza che queste dicerie non siano vere, io non lo so, è questo il punto, sto dicendo che sono… dicerie e nulla di più e io non posso esprimermi in modo netto né da una parte né dall’altra: mi interessano moltissimo i vostri feedback in merito.
Se invece si parla della facilità indotta dalla maggiore personalizzazione delle sessioni d’esame, dalla fruizione più comoda delle lezioni, dal fatto di poter seguire il ritmo che più si adatta al proprio stile di vita, ecco che lì io non sono più d’accordo che questa sia una critica. A me pare un pregio. “Eh, tutto facile per loro, che possono fare gli esami quando vogliono e andare a lezione quando vogliono.” Eh, sì, ma se si può rendere migliore l’esperienza universitaria perché non farlo, scusate? Se i mezzi digitali semplificano la vita agli studenti per me questo non può che essere qualcosa di auspicabile a cui tutti dovremmo tendere, altrimenti si ricade in quello stupido ragionamento che vuole lo studio come sangue, sudore, lacrime, sacrificio, morte, disperazione e pianti, “io ho fatto fatica a suo tempo e dunque questi giovani debosciati devono soffrire a loro volta”. Per me questa è una boiata, lo studio deve essere acquisizione di conoscenze e competenze solide, approfondite e durature. Fintanto che questo è rispettato, qualunque comodità in più che faciliti la vita dello studente è una gradita innovazione. E questo ci porta dritti alla seconda critica comune alle università telematiche.
- La critica relativa alla qualità dell’insegnamento e della formazione in genere, spesso considerata non adeguata. E qui, qualche dato oggettivo in più ce lo abbiamo. Innanzitutto, da quello che ho potuto verificare il comparto didattico-comunicativo e produttivo dei video delle lezioni asincrone non è proprio sempre esaltante. Ma purtroppo neanche i docenti delle università tradizionali spiegano sempre in modo coinvolgente eh, parliamoci chiaro. E sull’aspetto di videomaking che vi devo dire, sarò io che sono pignolo che faccio questo di mestiere! C’è margine di miglioramento, diciamo così.
Però ci sono state critiche anche relative alla selezione degli insegnanti, spesso docenti in pensione, e al loro numero molto molto basso rispetto al numero totale di studenti, cosa che renderebbe difficile un rapporto diretto e un confronto continuativo tra chi insegna e chi studia. Vero è che, di contro, molte università telematiche forniscono servizi di tutoring, gruppi di scambio e confronto fra studenti e supporto anche via mail. Anche i controlli in merito all’insegnamento sarebbero bassi, le regole più lasche rispetto alle università tradizionali e mancherebbero dei criteri chiari e determinati per valutare la qualità dell’offerta formativa. Inoltre, le attività di laboratorio sarebbero inesistenti o fortemente inadeguate e ci sarebbero controversie anche relativamente al rilascio dei crediti formativi. Vi lascio sotto un po’ di articoli anche su queste tematiche.
Nella scala di valutazione da A che è l’eccellenza massima ed E, quella minima, secondo i rapporti di verifica dell’Anvur, l’ente pubblico vigilato dal Miur, UniNettuno ha ottenuto una B, quindi un ottimo risultato, ma le altre sono sulla C o sulla D. Questo, a mio avviso, è il punto più critico e quello su cui ci sono effettivamente dei dati a sostegno. Sembra, per riassumere, che in Italia le università telematiche non siano proprio delle punte di eccellenza e questo per forza di cose si riflette sulla preparazione dei laureati.
Per spezzare una lancia a favore delle telematiche, posso dire che i dati Anvur, che vi lascio qui sotto, si riferiscono ad alcuni anni fa e riservano sorprese anche sulle università tradizionali. Voglio dire, anche Ca’Foscari di Venezia, Bocconi e Milano Bicocca hanno una B, Tor vergata a Roma una C, Bologna B… Quindi ecco, non immaginatevi una sfilza di A con solo le telematiche ultime della classe, perché non è affatto così.
- Terza critica quella relativa ai costi. E qui le cose sono semplici: le università telematiche non costano poco, questo è sicuro e indiscutibile. Le rette vanno dai 2000 ai 4000 euro all’anno, che non sono bruscolini. C’è da dire che frequentare queste università in senso stretto è più economico perché non ci sono gli spostamenti, i tempi morti, i pasti fuori casa e tutto il resto. Comunque è una critica legittima. Del resto, sono università private, non pubbliche, come tali costano per forza di cose di più.
- Quarta critica, con cui stavolta sono pienamente d’accordo, quella relativa al fatto che le università telematiche di fatto si concentrano solo su un aspetto del lavoro universitario, che è la formazione e il rilascio delle lauree, trascurando di brutto però un’altra parte, che è quella della ricerca. E qui, ancora una volta, c’è poco da discutere. È anche vero però che chi non è interessato alla carriera accademica o alla ricerca non vive tutto questo come un difetto. Semplicemente, bisogna prendere atto che le università telematiche sono centri di trasmissione e non di produzione del sapere.
- Ultima ma non ultima, la critica all’insegnamento a distanza in generale che va tantissimo di moda qui in Italia: la didattica a distanza non è vera didattica, da uno schermo non si può imparare e tutto il resto. Fesserie ampiamente dimostrate false dai fatti e dalle ricerche in merito. Lo studio online funziona, le lezioni online, se ben fatte, funzionano, l’apprendimento digitale offre anzi delle potenzialità ancora largamente inespresse e ben superiori rispetto alla didattica tradizionale. Tutto bello, tutto giusto ma c’è un ma, che neanche gli entusiasti del digitale come me, che ne hanno fatto una carriera, possono ignorare: lo studio telematico è solo trasmissione di informazioni, manca il contatto, l’aspetto sociale e di gruppo, il rapporto diretto e di confronto. Si può mitigare con i social, le chat, i gruppi, ma guardiamo in faccia la realtà: non è lo stesso e non potrà mai essere lo stesso. Occhio anche al fatto che l’età media degli studenti alle telematiche è parecchio più alta e che è uno studio vissuto più in solitaria.
Sulla trasmissione di informazioni, a mio avviso, il digitale vince a mani basse. Su tutto il resto però, non compete nemmeno. Bisogna tenerlo a mente!
I PREGI
Per quanto riguarda i pregi spenderò meno tempo, perché mi sembrano evidenti. Tre principali.
- Innanzitutto, l’accessibilità e la versatilità. Pensate al caso della pandemia, ma pensate anche alla moltitudine di studenti lavoratori che possono avere un’istruzione superiore solo ed esclusivamente in questo modo, agli studenti che non hanno le disponibilità per vivere fuori sede e non hanno università nelle vicinanze. Non è poco, le università telematiche si aprono a tante, tante persone che non potrebbero mai frequentare l’università tradizionale. Personalmente, questa per me è una rivoluzione.
- Dopodiché, quello che dicevamo prima: l’adattabilità ai ritmi, il minor carico di stress, una struttura più a misura di studente che supera molte delle difficoltà psicologiche legate allo studio. Non tutte, ma diverse.
- E tre, la potenzialità di sfruttare i vantaggi dell’apprendimento digitale asincrono, dagli appunti più facili da creare ai materiali didattici integrativi, al poter interrompere e riprendere la lezione o accelerarne la visione o rivederla, al poter ottimizzare lo stato psicofisico mentre si studia e una miriade di altri fattori che consentono potenzialmente uno studio più autonomo e, perché no, più qualitativo da parte di studenti ben organizzati e consapevoli.
IL FUTURO
A prima vista potrebbe sembrare che le criticità superino i pregi, ma a mio avviso non è proprio così. Tutti i difetti veri, concreti, impattanti hanno a che fare non col concetto o la struttura di università telematica ma con la sua concretizzazione in Italia in questo momento specifico.
Pochi controlli, pochi insegnanti, qualità non eccellente, criteri poco chiari, eventualmente eccessiva facilità? Sono tutte cose che hanno a che fare con chi le organizza queste università, con i docenti specifici, con i corsi specifici. E sono tutte cose che possono migliorare.
A mio avviso, quindi, la domanda “università telematica sì o università telematica no” è una domanda stupida, inutile. Le università telematiche sono una realtà in tutto il mondo, sono in continua crescita e miglioramento, fuori dall’Italia sono istituti serissimi, rispettati e riconosciuti che sfornano laureati preparatissimi e non vedo motivo per cui qui in Italia dovrebbe essere diverso.
La domanda giusta è “Quale università telematica?”, o ancora meglio “Che qualità può garantirmi questa specifica università telematica?”. Questo è il punto, si deve valutare nel caso specifico, non come categoria.
In generale, quindi, il mio giudizio è positivo con riserva, nel senso che in Italia, a quanto ho letto e sentito, c’è ancora da lavorare parecchio per rendere queste realtà veramente eccellenti, ma in senso generale adoro il concetto di università telematica, penso che in futuro avrà un ruolo sociale e di inclusione importantissimo e sono anche convinto che col tempo migliorerà l’offerta, si ridurranno i pregiudizi e, forse, con maggiore richiesta e competizione, prima o poi scenderanno anche i prezzi.
Probabilmente comunque le università telematiche non sostituiranno mai l’università fisica, perché non coprono il senso di tutta l’università, non svolgono tutte le funzioni di un’università… e neanche vogliono farlo.
Di una cosa però sono sicuro: che se cercate un metodo di studio eccellente per studenti di università tradizionale o telematica, a tempo pieno o lavoratori, Sistema ADC, il mio videocorso completo, è la vera punta di eccellenza in questo senso. Senza compromessi, senza scorciatoie: scientifico, accurato, preciso, completo.
E voi, che cosa ne pensate di tutto questo? Frequentate un’università telematica? La prendereste in considerazione oppure non volete neanche sentirne parlare? Avete esperienze dirette di specifiche università telematiche? Fatemelo sapere!
commenti 2
A mio parere l’Università telematica è il futuro e lo scrivo da fine anni 90′ in quanto costa meno di un anno di affitto (per chi dovrebbe fare il pendolare) e le videolezioni sono più comprensibili. In quanto a difficoltà non sono affatto facilitate e comunque ho visto degli incompetenti anche in Università non telematiche.
La penso esattamente come te! Ci sono telematiche molto serie, in cui si studia veramente e si ha un’ottima preparazione! Purtroppo c’è ancora molta diffidenza verso queste università (anche per colpa di alcune, che serie non sono), ma credo anche io che siano il futuro!