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Perché studiare all’ultimo minuto fa male

Mentre scrivevo questo articolo mi sono imbattuto in una frase, una citazione, che mi ha colpito al punto da decidere di inserirla proprio nelle prime righe di introduzione.

È una frase di H.E. Gorst, dal suo libro (che ho già ordinato e leggerò) The curse of education. E dice così:

Finché l’istruzione sarà sinonimo di studio dell’ultimo momento rispetto a un piano organizzato, continuerà a produrre mediocrità.

As long as education is synonymous with cramming on an organized plan, it will continue to produce mediocrity.

Mediocrità. È una parola terribile questa quando si parla di studio, di cultura, di formazione.

Eppure, studiare all’ultimo minuto, accumulare dei full immersion furiosi qualche giorno prima di un esame, un’interrogazione, una verifica, un concorso è la regola, non l’eccezione.

Semplicemente è così che vanno le cose. E i risultati? Sono sotto gli occhi di tutti, e anche voi, probabilmente, li conoscete: rischi enormi agli esami, vuoti di memoria, bocciature, voti bassi, fuoricorso, blocco, stress devastante, ansia, ricordi che durano un minuto e spariscono come non ci fossero mai stati. E sopra a tutto questo, come se non bastasse, la mediocrità.

Ma noi qui, su questo blog, lo abbiamo sempre detto: noi cerchiamo la strada per lo studio eccellente, quello che mette l’efficienza, la qualità e la sostenibilità sullo stesso piano.

E allora, visto che questo obiettivo è completamente incompatibile con lo studiare all’ultimo minuto, oggi, in questo articolo, capiamo davvero, scienza alla mano, perché il cramming faccia male, quando, come e quanto.

Prima di iniziare ricapitoliamo velocemente che cosa significhi il termine “cramming”, che sta al centro di tutto il discorso.

Nell’ambito dello studio e dell’apprendimento, cramming significa studiare in modo incredibilmente intenso, accumulando tutto lo studio in un breve lasso di tempo a ridosso di una scadenza.

Lo studio dell’ultimo minuto, per l’appunto.

Di solito, il cramming viene contrapposto allo spacing, che è invece il principio cardine di uno studio efficace e significativo e prevede di distribuire nel tempo lo studio stesso e lasciare al cervello la possibilità di abituarsi alle informazioni e farle proprie in modo profondo.

L’obiettivo dell’articolo di oggi è quindi analizzare il cramming e capire che cosa dicano gli studi scientifici in merito. E troverete un bel po’ di bibliografia scientifica e qualche articolo divulgativo sotto, se vi andrà di indagare a fondo.

Le premesse sono chiare, non perdiamo altro tempo!

I “PREGI” DEL CRAMMING

Partiamo, paradossalmente, per onestà intellettuale, dal farci alcune domande assolutamente legittime.

“Ma perché, se è così sbagliato, tutti lo fanno?”, “Ma perché, se è così sbagliato, c’è gente che passa esami in questo modo?”, “Ma perché, se è così sbagliato, tutti noi conosciamo almeno un tizio o una tizia che ha sempre studiato all’ultimo minuto e in qualche modo se l’è sempre cavata?”

E variazioni di queste domande, che giustamente ronzano nella testa di ogni studente che si sente dire da gente come me che, invece, il cramming sia il demonio incarnato.

Cominciamo con il chiarire perché il cramming sia così diffuso da costituire di fatto uno standard assoluto universale a tutti i livelli. Quattro motivi:

  1. Perché la natura umana è fatta così: tendiamo a rimandare le cose finché non siamo costretti a farle, ci viene difficile pianificare a lungo termine e soppesare bene rischi e benefici di un’attività complessa come lo studio, siamo pigri e in generale tendiamo a procrastinare ciò che non ci va di fare o che ci pesa.
  1. Perché tutto quello che abbiamo appena detto è particolarmente vero quando siamo dei ragazzi e delle ragazze, abbiamo magari una vita sociale o universitaria forte, tanti interessi, tanti stimoli, tante distrazioni e poca voglia.
  1. Per la pressione sociale: se tutti lo fanno lo facciamo anche noi. Nuotare controcorrente è difficile, e la spinta del branco è notevole.
  1. Perché il cramming ha un asso nella manica, uno solo, neanche tanto potente a dirla tutta, ma che sembra molto molto seducente agli studenti: il cramming intenso effettivamente aiuta ad esprimere il massimo della concentrazione nel test a breve termine, alza la tensione e ci tiene concentrati all’inverosimile, acuti, la forza della paura tira fuori energie che non conoscevamo di avere. L’avrete sentito almeno una volta, o forse l’avrete detto voi stessi: “io mi prendo all’ultimo momento apposta, così poi studio al meglio!”.

Per quanto questo “vantaggio”, se lo vogliamo definire così, non sia poi così determinante (e vedremo dopo come sia poi schiacciato da altri fattori negativi), è innegabile che esista.

Di fatto, consapevoli o non consapevoli, gli studenti si danno come priorità uno studio superficiale e vuoto per tirare fuori il massimo delle proprie energie e massimizzare il risultato al test…

E allora dobbiamo chiarire perché, a volte, questo approccio ha successo. Intanto è bene dire che ce la fanno molto meno e molte meno persone di quanto possiate pensare. Se state ad ascoltare le storie su internet o fra i banchi sembra sempre che non studi nessuno, tutti supereroi degli ultimi tre giorni, ma la realtà è ben diversa.

E per il resto, a volte aiuta la fortuna e a volte dipende dal fatto che chi crea gli esami o i test lo fa altrettanto in modo superficiale e dunque crea un sistema che non riesce a valutare correttamente le competenze.

Non solo, ma esistono anche, e questo è oggettivo, facoltà ed esami con un livello di difficoltà talmente basso che un diciotto lo si prende in scioltezza sempre e comunque.

Lo studio dell’ultimo minuto a lettere è diverso dallo studio dell’ultimo minuto a ingegneria aerospaziale o a giurisprudenza o a medicina o a matematica. Non storcete il naso, letterati, è così!

Detto questo, ci sono delle evidenze e degli studi, vi lascio anche quelli nella bibliografia, che mostrano che in effetti in alcuni contesti, specialmente quelli con test a risposta chiusa in sistemi come quello americano, i voti di chi studia in cramming non sono poi tanto diversi dal resto. I voti eh, non la preparazione!

E questo è il meglio che si può dire del cramming, dello studio dell’ultimo minuto. Ora vediamo i problemi veri.

LA QUALITÀ DELLO STUDIO

Il primo effetto collaterale evidente, sotto gli occhi di tutti fin da quella parolina, mediocrità, con cui ho aperto l’articolo, è una bassissima qualità dello studio. Bassissima qualità della preparazione, bassissima qualità del ricordo, bassissima qualità della competenza acquisita.

Studiare all’ultimo momento significa rinunciare completamente all’approfondimento, al consolidamento, allo sviluppo di conoscenze e competenze reali.

Non state studiando, state applicando delle strategie per aumentare (di poco) le vostre percentuali di successo a breve termine in un test. Sono due cose molto, molto diverse. E si vede.

Credetemi, qualche volta potrete anche fregare qualche insegnante distratto, ma la competenza, quella vera, prima o poi si distingue, prima o poi salta fuori. Il mondo è pieno di gente mediocre o incapace che non sa le cose e tenta di andare avanti lo stesso. Spesso non fanno una buona fine.

La qualità paga e la superficialità invece sembra pagare all’inizio, ma poi scopri che sono i soldi del Monopoli.

A volte tutti presi dal sistema scolastico e universitario, occupati nella girandola di voti e nel turbine delle prove, ci dimentichiamo che il motivo per cui studiamo e impariamo è strettamente personale e non è legato esclusivamente al maledetto pezzo di carta.

Lo studio dell’ultimo minuto ci toglie tutto questo.

Non solo, ma studiare in questo modo produce un senso di alienazione verso lo studio stesso, diventa come un lavoro meccanico, fine a sé stesso, svuotato di ogni senso, di ogni passione e soddisfazione.

E fin qua ancora sento che qualcuno può giustificarsi, può continuare a pensare “fregasega, tengo duro e via me ne esco col pezzo de carta”. E allora proseguiamo.

I RISCHI AGLI ESAMI

Questa forse è la problematica che più vi starà a cuore. Il problema più importante di tutti è che accumulare lo studio semplicemente non funziona.

È vero, verissimo quello che dicevamo prima sul fatto che il cramming aumenta l’intensità e dunque tiene lucidi e preparati prima e durante la performance, ed è vero che, soprattutto nei test a crocette, alcuni dati ci dicono che i risultati non cambiano poi molto, ma questo non tiene conto della varietà di tipologie di esami e della quantità di volte in cui li si ritenta.

Purtroppo, quel piccolo miglioramento viene offuscato completamente dai vuoti improvvisi di memoria, dall’incapacità di rispondere a domande complesse o fare collegamenti, dall’impossibilità di abituarsi a svolgere esercizi sempre diversi fra loro che richiedono non solo studio ma anche capacità di problem solving, dalla difficoltà negli orali.

Quando si studia poi in un orizzonte temporale così ristretto, lo dimostra uno studio di David Glenn che vi lascio alla fine, diventa estremamente difficile auto-monitorarsi, ci sembra di essere preparati perché le informazioni abbiamo appena finito di processarle e non siamo in grado di capire dove stiamo lasciando delle voragini pronte ad inghiottirci di fronte alla domanda sbagliata. Non diamo alla nostra mente il tempo di consolidare e non ci accorgiamo nemmeno che questo consolidamento ci manca.

E quindi sì, aumenta di un pochino la vostra focalizzazione sul test, ma aumentano anche i rischi, i margini di errore, gli imprevisti, i tentennamenti, i vuoti di preparazione.

Preparare un esame in quattro o cinque giorni e cavarsela succede a tutti, è successo pure a me, ma è più probabile che invece non succeda invece, e così il fallimento diventa un compagno di viaggio costante di chi studia solo alla fine.

LA PERMANENZA DEL RICORDO

Questo terzo effetto collaterale mi sa che è quello più noto a tutti, più facilmente riconoscibile: dopo poco, pochissimo dall’esame, non ci si ricorda più nulla.

Io di esami in cramming ne ho preparati parecchi e sapete che cosa mi ricordo? Nulla, assolutamente nulla. Se dovessi ridarli fra un mese dovrai ripartire completamente da zero, non ho fissato alcuna nozione.

E allora mi spiegate perché li ho dati? Cosa mi hanno lasciato? A cosa mi sono serviti?

Potessi tornare indietro e darmi un ceffone quando ero uno studentello, comincerei a studiare in modo serio!

Per forza che poi gli studenti si sentono come criceti dentro a una ruota, perché lo sono!

Se lo studio non produce risultati permanenti o quantomeno non imprime un cambiamento anche solo minimo nel nostro bagaglio informativo personale, è letteralmente tempo buttato nel cesso. E mi dispiace se posso sembrare duro, ma vi assicuro che le parole che sto per dire rappresentano al 100% la mia convinzione.

Piuttosto che studiare per un esame a caso gli ultimi giorni e poi dimenticare tutto è più formativo leggersi un romanzo o giocare con la Switch o la playstation o sul pc per una settimana.

Alla fine, il risultato di conoscenze e competenze è pressappoco lo stesso, ma almeno ci siamo divertiti. Studiare non è un obbligo, è una scelta, e se si sceglie di farlo si deve mirare a un obiettivo di conoscenza e competenza, altrimenti il mondo è pieno di altre belle cose da fare.

IL PREZZO DA PAGARE

Non bastasse tutto quello che abbiamo detto finora, ho lasciato per ultimo il problema forse più grande in assoluto e più sottovalutato, quello che non ha a che fare con lo studio, con i ricordi, con le conoscenze, con i voti, con i risultati, ma ha a che fare con voi.

Il vero prezzo da pagare, la vera tassa è quella sul vostro cervello, sulla vostra mente, sul vostro corpo.

Il cramming è direttamente correlato con l’ansia da esame, con l’accumulo cronico di stress, con l’esaurimento, il burnout, con il blocco dello studente.

Di più, ci sono evidenze di effetti del cramming sulla qualità del sonno e dell’alimentazione, sul tono dell’umore, sulla predisposizione a sviluppare problemi di depressione, a usare sostanze più o meno pericolose, persino sull’uso compulsivo dei social network e sulla dipendenza dagli stessi.

Il cramming, lo studio dell’ultimo minuto, devasta la vostra mente.

Quindi, se anche tutto il resto di quello che ho detto in questo articolo fosse falso, se anche il cramming fosse la migliore strategia per passare gli esami (e non lo è) o per studiare e ricordare (e non lo è), in ogni caso non lo potreste sostenere a lungo. Dopo un po’, arriva il conto salato da pagare e la vostra esperienza di crammatori professionisti finisce bruscamente. E inizia il blocco.

La conclusione è semplice: il cramming, lo studio dell’ultimo minuto, è l’ultima risorsa tremenda quando tutto va storto. È l’eccezione orribile che conferma la giusta regola dello studio ben distribuito, è il rifugio di chi ha commesso un errore, che qualche volta è necessario ma non è e non potrà mai essere desiderabile, non potrà e non dovrà mai essere uno stile, un metodo, una scelta consapevole.

La scienza e l’esperienza diretta mia e di tutti voi, indicano la strada chiaramente: il cramming per come è comunemente inteso è qualcosa da evitare, da cui disintossicarsi, di cui aver paura, su cui bisogna assumere una presa di posizione netta. Non importa quanta gente continuerà a studiare all’ultimo minuto… io no. Voi no. Noi no.

E non è facile cambiare, lo so bene, non è facile farsi entrare nella testa tutto questo, ma è necessario, per il bene delle vostre carriere universitarie e scolastiche (sempre se ci tenete a non finire in fuoricorso di ventisette anni), per il bene delle vostre conoscenze e competenze future, per il bene della vostra salute mentale.

E quelle poche, tristi volte in cui tocca, va comunque portato avanti nel modo migliore possibile con dei metodi efficaci (e anche su questo ci ho fatto un articolo su come studiare all’ultimo momento), ma sempre prendendolo ad esempio negativo per capire cosa non fare la prossima volta per non ritrovarsi in quella condizione. 

Chiunque consigli il cramming, lo raccomandi, lo insegni, lo promuova, sta attentando a voi, alla vostra salute e al vostro futuro.

E adesso alleggeriamo il tutto raccontandoci le nostre storie di cramming disperato, fatemi sapere che cosa ne pensate, leggetevi qualche articolo e qualche fonte che vi lascio in bibliografia e poi entrate in Sistema ADC, il mio corso completo, se volete imparare a studiare per bene, con in mente la qualità e l’eccellenza assolute, non certo la mediocrità!


BIBLIOGRAFIA

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► https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/acp.1537

► https://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0273475308321819

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https://web.archive.org/web/20071009104548/http://www.bmb.psu.edu/courses/psu16/troyan/studyskills/cramming.htm

► https://web.stanford.edu/~eryilmaz/cramming_is_ineffective.html

► https://jewlscholar.mtsu.edu/handle/mtsu/5181

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► https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4958349/

► https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/09658211.2017.1397175

https://www.ingentaconnect.com/content/sbp/sbp/2011/00000039/00000002/art00008?utm_source=TrendMD&utm_medium=cpc&utm_campaign=Social_Behavior_and_Personality%253A_an_international_journal__TrendMD_0

► https://psycnet.apa.org/record/1991-13852-001

Alessandro de Concini
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