Era l’8 febbraio del 2017, 3 anni e 7 mesi fa: sulla mia pagina Facebook e il mio canale YouTube, entrambi semideserti, usciva “imparare movimenti complessi”, uno dei primissimi video in cui tentai di realizzare qualcosa di più ambizioso: parlare di apprendimento e, al tempo stesso, di giocoleria, arti marziali, danza, sport.
Insegnare i principi e il metodo, step-by-step, per analizzare e fare proprio un movimento difficile che richieda coordinazione e precisione.
Qualche tempo fa mi è venuta un’idea: perché non insegnare a tutti come eseguire una delle mosse di giocoleria che più ho usato nei miei video e che mi avete implorato di insegnarvi per anni?
Sì, esatto, in questo articolo vi insegnerò come far ruotare in equilibrio un libro sul pollice e, al tempo stesso, come imparare qualsiasi movimento complesso.
Prima di tutto impariamo la teoria, poi ci dedichiamo al libro.
Ora, per diventare davvero abilissimi con qualsiasi movimento, da un passo di danza a un gesto atletico, alla giocoleria appunto, al muovere le dita sulla tastiera di un pianoforte, c’è bisogno di mesi, anni persino di pratica distribuita.
Quello che pochi sanno, però, è che se è vero che il livello “esperto” è sempre difficile da ottenere, bastano in realtà poche ore per porre le basi di qualsiasi movimento fisico, a patto che abbiamo le capacità per realizzarlo. Ecco, io la schiacciata di Jordan quasi dalla linea del tiro libero non riuscirò a impararla, né la croce agli anelli di Yuri Chechi.
La strategia si articola in quattro passaggi:
- Per prima cosa si deve decostruire il movimento. Qualunque movimento sportivo o artistico è infinitamente complesso se analizzato nel suo insieme. Applichiamo il principio del chunking e spezzettiamolo, segmentiamolo. Inseriamo la funzione rallenty nel video che stiamo guardando e soffermiamoci a capire esattamente ogni passaggio, annotiamoci persino le varie fasi, trasformando il movimento, quindi, in un gruppo di micromovimenti coordinati tra di loro.
Dovremo essere precisi, acuti, non fermarci solo a guardare gli aspetti più evidenti, ma scendere nel dettaglio.
Alla fine di questa fase dovremmo avere chiari in mente, e magari scritto su un foglio di appunti, tutti i micromovimenti che compongono il movimento che vogliamo imparare.
- A questo punto bisogna stabilire in che ordine affrontare quei micromovimenti che, normalmente, sono interconnessi e vengono portati avanti in contemporanea.
Dobbiamo creare una sequenza precisa e ordinata, una progressione del movimento con vari step separati tra loro.
Ci verrà naturale partire dal primo che abbiamo notato in ordine cronologico e procedere così, fino alla fine, ma sarebbe un errore. Intanto perché, come dicevamo, la maggior parte dei passaggi nei movimenti complessi avvengono in contemporanea e, in secondo luogo, perché non sempre l’ordine di esecuzione degli step è anche l’ordine giusto per l’apprendimento.
Ordiniamo i micromovimenti, invece, in ordine di dimensione e importanza. Più è grande la parte del corpo coinvolta e più è basilare il movimento. Nel caso delle arti marziali, della danza, dello sport in genere, spesso gli elementi più grandi e importanti sono la posizione di gambe e schiena. Nella giocoleria la postura e la posizione e distanza delle braccia e via così.
- A questo punto, dopo aver decostruito il movimento e stabilito l’ordine in cui mettere in sequenza i micro-movimenti per esercitarsi, si può cominciare a scendere nella pratica.
Eseguiamo il singolo micro-movimento più e più e più e più volte e poi ancora. Isolato da tutti gli altri, semplice, elementare, basilare. Lo ripetiamo allo sfinimento finché non possiamo eseguirlo senza pensare. Ci vuole molto meno tempo di quanto inizialmente si potrebbe pensare, ma molto di più di quanto si vorrebbe.
La noia, in questo caso, va ricercata, non rifuggita. Solo quando un micro-movimento è stato ripetuto fino alla noia forse (e dico forse) lo avete interiorizzato. Nel dubbio, fatelo ancora.
Ricordo ancora il Maestro Valerio Zadra, il mio Maestro di arti marziali, che ci faceva ripetere alla nausea i passi degli spostamenti base. Non c’è cintura nera che tenga, le classiche due ore di spostamenti base avanti e indietro, posizione di guardia e poi a destra e sinistra, e poi girare sul posto, e poi uscita laterale, e poi ancora avanti e indietro, non te le cava nessuno.
Quando il micromovimento è stato interiorizzato possiamo passare ad aggiungere il micromovimento successivo. Prima lo impariamo isolato e poi lo uniamo a quello precedente. E ogni volta che ricominciamo o aggiungiamo un nuovo tassello al puzzle del movimento, ricominciamo la sequenza da capo, fino a che non abbiamo messo insieme l’intera sequenza di micromovimenti e abbiamo costruito il movimento complesso in tutto il suo splendore.
E qui passeranno la maggior parte delle vostre ore. Quante? Direi una ventina di ore di pratica, più o meno. Tanto? Dipende dai punti di vista. Distribuite la pratica nelle vostre giornate, ricordate il principio dello spacing che vale sempre e trasformate la pratica dei micromovimenti e della sequenza in un’abitudine quotidiana, da fare anche senza pensare, lungo tutta la vostra giornata. Anche visualizzarla nella vostra mente può aiutare.
A un certo punto vi rendete conto di due cose: la prima è che, finalmente, sapete svolgere il movimento senza incepparvi. La seconda è che, tuttavia, siete ancora lontani da perfezione e “pulizia” del gesto: non assomigliate ancora alla persona che stavate guardando nel vostro video, vi mancano le finezze e, paradossalmente, proprio ora che siete più competenti cominciate a notare sfumature e caratteristiche che prima vi erano sfuggite e che rendono il tutto molto più elegante e fluido. Siete pronti per l’ultimo step.
- E qui si tratta, semplicemente, di concentrarsi sulle finezze, una per volta. Non provare a “migliorare” il vostro movimento in toto, no, concentratevi su un solo dettaglio e rimanete su quello finché non lo avete raffinato come volete. Partite magari scegliendo 3 di queste finezze e affrontatele in ordine. Vedrete il vostro movimento completarsi e migliorare sempre di più, diventare sempre più sicuro, più rapido.
Ovviamente, non c’è limite al miglioramento, a questo punto avete raggiunto il livello in cui, per migliorare, dovrete addentrarvi nel mondo degli esperti veri. E il tempo, in quel mondo, si misura in anni, non in ore.
Bene, applichiamo tutto questo al ruotare il libro. Prendiamo un libro di medie dimensioni, non troppo grosso, con copertina rigida e, possibilmente, non di carta lucida. Le prime volte il libro vi volerà via, quindi volete fare il possibile per avere una superficie aderente, ruvida e non una scivolosa.
Osserviamo il movimento a velocità normale, e poi inseriamo il rallenty.
Notiamo tutti i dettagli e ci rendiamo conto che ci sono 5 momenti distinti in questo movimento. E siamo pure fortunati, perché non avvengono in contemporanea, ma in sequenza ordinata, e dunque il passaggio numero 2) del nostro processo è già pronto. Meglio così.
- Per prima cosa si posizione la mano nel modo corretto, sistemando il pollice al centro del libro, nel punto di massimo equilibrio e avvolgendo il libro con le altre 4 dita dall’altra parte. Il pollice spinge contro la copertina il più possibile, la presa è ferma.
- Dopodichè, una sorta di caricamento con il polso, un giro in senso antiorario che parte verso l’interno e costruisce la forza che farà girare il libro.
- Poi c’è un momento di rilascio della mano, in cui si lascia andare la presa rilassando tutte le dita e aprendole verso l’esterno. Tutte tranne il pollice, che rimane rigido e fermo
- E arriva il momento dell’equilibrio, in cui il pollice, ma anche il resto della mano, rimane più fermo possibile nella stessa posizione, lasciando che il libro giri sulla mano mantenendo l’inerzia della rotazione impressa dal polso.
- Infine, la ricattura, quando il libro torna nella posizione iniziale la mano si richiude e il polso scatta verso il basso, interrompendo la rotazione e afferrando il libro.

A questo punto, esegui tutti questi passaggi in sequenza, concentrandoti su uno alla volta. Parti dal polso, poi il rilassamento della mano, poi provi a metterli insieme e il libro vola via, …
Segui il metodo che ti ho spiegato e non avere fretta: un micromovimento alla volta e poi tutta la sequenza, dall’inizio, sempre e comunque.
Dopo un po’, ti rendi conto che questo stesso movimento lo si può applicare ad altre cose oltre ai libri, anche più pericolose. Il cellulare? Perché no?
NON MI ASSUMO ALCUNA RESPONSABILITA’ SE SFASCI IL TUO SMARTPHONE PRIMA DI SAPER ESEGUIRE IL MOVIMENTO ALLA PERFEZIONE.
Fammi sapere cosa ne pensi, se hai applicato questo metodo, se hai imparato finalmente a far roteare il libro, mandami magari un tuo video in cui lo fai e soprattutto fammi sapere quanti e quali oggetti hai sfasciato nel tentativo …