pixel facebook Alessandro de Concini
Back

Mappe mentali: cosa sono, come si costruiscono, a cosa servono

Le mappe mentali, lo “schema migliore del mondo”, come molti le definiscono, con centinaia di migliaia di persone pronte a giurare sulla loro efficacia.

Cosa sono? Come si costruiscono? A Cosa servono? E, soprattutto, sono davvero lo schema perfetto?

STORIA

Diagrammi radiali, grafici, disegni e schemi di tutti i tipi sono vecchi come il mondo, ma le mappe mentali come le conosciamo oggi hanno un nome, un cognome e una faccia, quelli di Tony Buzan, l’esperto di apprendimento inglese classe 1942 ormai diventato leggendario, che per primo ha formalizzato le regole del mindmapping e ci ha messo sopra un bel marchio registrato.

Buzan ha scritto una notevole quantità di libri, sulle mappe mentali e non solo e devo dire che, a parte qualche scivolone sul pendio delle pseudoscienze (vedi alla voce “lettura veloce”, sono ottimi libri, che vi consiglio.

 Sulle mappe mentali i miei preferiti sono questi due, “Mappe Mentali” e “Mappe mentali per il mondo del lavoro“. In particolare, Mappe Mentali, scritto da Buzan e da suo fratello Barry, è il punto di partenza ideale. Per cui se non sapete da dove iniziare con la vostra carriera di mappatori e i miei video e corsi non vi bastano… questo è il libro che fa per voi.

COSA SONO

 Ma torniamo alle nostre mappe mentali… che cosa sono? Di fatto si tratta di schemi radiali che partono da un concetto o idea centrale e si sviluppano in una serie di collegamenti per descrivere e riassumere un qualunque contenuto informativo. Fra poche righe vediamo come si realizzano nel concreto.

A COSA SERVONO

Hanno 5 funzioni o scopi principali:

  • Prima di tutto studiare. Se mi seguite da un po’ ormai dovreste sapere come la penso: la rielaborazione tramite schemi è uno degli step fondamentali dell’apprendimento, e le mappe mentali sono un potente strumento di rielaborazione;
  • Per prendere appunti: magari unite ad altri sistemi di presa degli appunti, possono costituire un ottimo modo per mantenere l’attenzione e sostituire il dettato o le sbobine.
  • Per il brainstorming: dovete buttare giù un’idea e non sapete da dove partire? Le mappe mentali vi possono dare una mano. E poi vanno tanto di moda tra i creativi;
  • Per l’organizzazione e la pianificazione: una mappa mentale può tornare utile per costruire un piano o descrivere un progetto e sviscerarne ogni dettaglio, così come per organizzare una presentazione, una lezione, il vostro discorso di laurea;
  • Infine, per scopi puramente artistici e creativi. Diciamocelo, se ben realizzate sono davvero belle da vedere, e si prestano bene come elemento decorativo, pubblicitario ecc. ecc.

COME SI COSTRUISCONO

Per spiegarvi come si costruiscono, c’è proprio bisogno di farvelo vedere, quindi vi rimando al video che trovate qui sopra, c’è un segmento con “visione aerea” dove vi spiego tutte le regole di base che dovete conoscere!

COSA DICE LA SCIENZA

Ci sono un bel po’ di studi scientifici che affrontano le mappe mentali e la loro efficacia, trovate alla fine dell’articolo una bibliografia da cui partire, e sembrano tutti abbastanza concordi sul promuovere le mappe come strumento di studio e decretarne l’efficacia.

Nella mia esperienza personale posso dirvi che le ho usate, le ho insegnate, le ho messe alla prova in tutte e 5 le funzioni che vi ho appena descritto per ormai dieci anni, e dopo una resistenza iniziale, che potrebbe capitare anche a voi, quindi tenete duro, adesso non potrei più farne a meno.

SONO DAVVERO LO SCHEMA MIGLIORE DEL MONDO?

Quindi basta, caso chiuso, le mappe mentali sono lo schema migliore del mondo, Buzan è il messia e tutti a mappare fino alla fine dei tempi… giusto?

Non così in fretta.

Intanto gli studi scientifici non mostrano delle sostanziali differenze in termini di risultati tra diverse tipologie di schematizzazione. Certo, le mappe mentali hanno dimostrato al mondo il potere delle parole chiave, della grafica, dei disegni, dei colori, della gerarchia, ma questi principi ed elementi si possono applicare anche a metodi diversi come gli schemi lineari, a cascata, le mappe concettuali, i diagrammi di flusso e mille altri.

In altre parole, quello che emerge è che è la schematizzazione stessa, la rielaborazione (se fatta nel modo giusto) a fare la differenza, non tanto la modalità in cui la si svolge. Il resto sono differenze individuali e differenze di argomento.

E qui tocchiamo il tasto dolente: le mappe mentali sono perfette quando si parla di argomenti concettuali e discorsivi, ma ve le sconsiglio proprio quando parlate di argomenti tecnici, sequenziali. Insomma, non vi mettete a costruire una mappa se state studiando per Analisi 2, per quello è meglio un buon vecchio schema lineare, verticale, coi quadretti e tutto il resto. Ne riparliamo.

Alessandro de Concini
Alessandro de Concini

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *